Una famiglia come tante, felice nella sua villetta con piccola piscina e giardino pieno di fiori. Solo che la casa confina con un muro, quello di Auschwitz, e siamo negli anni Quaranta e tanto fumo si vede sullo sfondo.
Girato in lingua tedesca e polacca (il primo di Glazer non in inglese), il film segue appunto la vita quotidiana di questa famiglia, composta dal comandante del campo di Auschwitz, Rudolph Höss (Christian Friedel), sua moglie Hedwig (Sandra Huller) e quattro figli. Cosa accade? Nulla di straordinario rispetto a una normale famiglia, la vita scorre come se nulla fosse, le madri passeggiano con le loro figlie, gli ufficiali mangiano i loro ricchi pasti in mensa e la burocrazia negli uffici segue il suo corso. Certo a casa Höss spesso Rudolph riunisce i suoi sottoposti per studiare un nuovo forno crematorio piu' efficace dei precedenti, ma nessuno direbbe che e' una cosa sbagliata. Tutto intorno invece un'altra vita, se si puo' chiamare vita: centinaia e migliaia di esseri umani seppelliti nelle fosse dopo essere stati accolti nelle camere a gas. In questo, film straordinario per il modo avvolgente con cui ci porta a capire cosa c'e' davvero dietro quel muro, e' ancora piu' straordinaria la colonna sonora, un rumore sordo che solo alla fine pero' capisci cosa e': il rumore della macchina dello sterminio. (ANSA).
La vita banale oltre il muro di Auschwitz
Da Cannes a Bafta verso gli Oscar La zona di interesse di Glazer
