(ANSA) - ROMA, 22 APR - Megalopolis di Francis Ford Coppola si nutre di eccessi. È stato definito, di volta in volta, urticante, metafisico, sperimentale, meraviglioso, eroticamente disturbante, inclassificabile.
Il padre Cicero (Giancarlo Esposito), sindaco conservatore di una New York distrutta da una catastrofe, ha una visione classica e conservatrice della società, mentre l'amante, Caesar (Adam Driver), è un giovane architetto idealista che vuole rifondare la città nel segno dell'utopia.
Di fatto il film ispirato all'antica Roma anche nei costumi ha ricevuto una tiepida accoglienza dai distributori a Los Angeles al grido di: "Non c'è modo di posizionare questo film".
E se i grandi distributori restano freddi, quelli indipendenti non hanno certo la forza di investire per la sua promozione 40 milioni per il solo mercato Usa, a cui se ne devono aggiungere 100 a livello mondiale.
Ma Coppola, che ha investito di tasca sua 120 milioni di dollari, non sembra troppo scoraggiato: "Per Apocalypse Now è stato lo stesso - ha detto lo stesso regista in un'intervista -.
C'erano anche allora opinioni molto contraddittorie da parte del pubblico che però non ha mancato di andare a vedere il film".
Megalopolis, una sorta di Apocalipse Now parte II, prende spunto poi da La congiura di Catilina di Gaio Crispo Sallustio, come ha ribadito più volte il regista innamorato dell'antica Roma. "Megalopolis propone un interrogativo fondamentale - ha detto Coppola a Deadline -: la società in cui viviamo è davvero l'unica alternativa possibile per noi? In questo senso l'utopia che il film propone non è così folle, ma solo il frutto di persone che si fanno giuste domande sulla società in cui vivono, chiedendosi se è davvero l'unica alternativa". Vale a dire chissà se il perdente Catilina era in fondo un saggio sostenitore di una nuova prospettiva per Roma e Cesare invece solo l'ottuso custode delle tradizioni.
L'America oggi - secondo Coppola - è la nuova Roma, con tutte le guerre vinte e la sua tecnologia all'avanguardia: "Si è sempre detto quando cadrà Roma cadrà il mondo. La stessa cosa vale per l'America, se cadesse o finisse nelle mani di qualche stupido dittatore, quali ripercussioni potrebbero esserci nel mondo?".
Un pessimismo, quello del regista, alla vigilia delle più problematiche elezioni presidenziali Usa, colto con esattezza da Variety che sottolinea come la pellicola sia animata, secondo più fonti, da "un codice morale ambiguo, da sesso, droga, violenza e in una prospettiva incerta sul futuro dell'America".
Insomma come capita a ogni fine impero che si rispetti, di sesso ce ne sarà tanto e già si vocifera di una scena orgiastica di Aubrey Plaza e di uno Shia LaBeouf vestito da Dea con tacco dodici e anche di un'erezione (forse chimica) dell'ottantacinquenne Jon Voigt.
Nel cast di questo film ammantato di nichilismo, tra Metropolis e Blade Runner e molto vicino filosoficamente all'Oswald Spengler de 'Il tramonto dell'Occidente, anche Nathalie Emmanuel, Dustin Hoffman, James Remar, Laurence Fishburne e Chloe Fineman. (ANSA).
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