Cultura

Juliette Binoche cuoca per Magimel ne Il gusto delle cose

Un vero 'simposio' sulla cucina firmato da Tran Anh Hung

Redazione Ansa

Se credete che l'alta cucina sia quella di Masterchef vi sbagliate di grosso: ci sono cuochi che citano Sant'Agostino dicendo che "la felicità sta nel provare passione per quello che già si ha" o che definiscono l'invenzione di un piatto "una gioia per l'umanità più che la scoperta di una nuova stella". Così è almeno per lo chef Dodin Bouffant (Benoît Magimel) protagonista insieme a Eugenie (Juliette Binoche) de Il gusto delle cose di Tran Anh Hung, già in concorso a Cannes (premio alla regia) e ora in sala dal 9 maggio con Lucky Red.
    Il film, in cui si racconta la storia d'amore tra questi due cuochi, sembra aver fatto anche un piccolo miracolo: Magimel e la Binoche che nel 2003 hanno avuto una relazione di quattro anni dalla quale è nata anche una figlia, Hanna, avrebbero ricucito i rapporti: "Tutto è stato trasformato sul set. L'amore è rimasto vivo malgrado la mancanza di comunicazione durata vent'anni" dice l'attrice in un'intervista.
    Siamo nella Francia del XIX Secolo e in un trionfo di vettovaglie di rame e di tecniche di cucina tramandate da secoli si consuma il rapporto ventennale tra questi due cuochi di altissimo livello, anche se il vero insuperabile maestro resta Dodin con il suo approccio metafisico alla cucina che lo distanzia da qualsiasi altro concorrente.
    E che tra Dodin ed Eugénie corra amore, anche se sotterraneo, occorrerà una malattia di lei perché venga alla luce con tutta la sua forza. Per la prima volta lui cucinerà per lei ed è inevitabile che finalmente la donna ceda e accetti di sposarlo.
    E questo dopo che Eugénie, molto indipendente, aveva sempre rifiutato le sue proposte perché nel matrimonio vedeva una minaccia alla sua libertà.
    Adattamento del romanzo La vie et la passion de Dodin-Bouffant, gourmet di Marcel Rouf, pubblicato nel 1924, il film indugia molto sulla tecnica della cucina mostrando, passo passo, ricette, metodi e relative degustazioni. Insomma una sorta di simposio (Dodin è circondato da raffinati amici buongustai) al cui centro ci sono pietanze come il pot-au-feu, bollito contadino del nord della Francia, o l'omelette norvegese, un dessert molto caldo all'esterno con un gelato all'interno che nel film fa piangere di piacere la piccola assistente cuoca Pauline.
    Va detto che Tran Anh Hung, regista francese di origine vietnamita, è stato già vincitore della Camera d'oro a Cannes nel 1993 con Il profumo della papaia verde e del Leone d'oro a Venezia nel 1995 con Cyclo.
    Il personaggio di Dodin è ispirato sia al romanzo dello scrittore svizzero Marcel Rouff che alla figura del gastronomo francese Jean Anthelme Brillat-Savarin (1755-1826).
    Frasi cult del film quelle che dice Dodin-Bouffant: "Il matrimonio è un pasto che inizia dal dolce" e "Il vino è la parte intellettuale del pasto". (ANSA).
   
   

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