Bambini cresciuti troppo presto, abbandonati a se stessi, famiglie disintegrate e ai margini: è un mondo feroce quello in cui la dodicenne Bailey (Nykiya Adams) si trova a vivere nel sud dell'Inghilterra e a cercare speranza per il suo futuro. Andrea Arnold, regista britannica, veterana a Cannes, tre volte premio della giuria, nel solco del realismo sociale di Ken Loach torna in concorso per la Palma d'oro con Bird. Segue il suo percorso di racconto del disagio della società contemporanea, con impegno naturalistico e guizzi di poesia, tornando per Bird dalle sue parti, a Dartford nel Kent. La mamma di Bailey sta con un violento che abusa della piccola Peyton e forse anche degli altri due. La ragazzina, capelli ricci e tratti africani, vive in una casa occupata dove ci si sballa tutti insieme con il padre giovanissimo anche lui (un formidabile Barry Keoghan) che ha deciso di sposarsi con una coetanea. Il fratello maggiore Hunter (Jason Buda), concepito a 14 anni, vive in un altro squat, è innamorato di una ragazzina che ora aspetta un figlio ed è in una gang che va a picchiare gli adulti molestatori. Svegliati bellezza c'è speranza, c'è scritto sui muri di quei palazzi popolari ed ha le fattezze di Bird (Franz Rogowski), un ragazzo-uccello che misteriosamente appare tra la natura di quei posti dove Bailey va a rifugiarsi e a filmare con il telefonino il volo dei gabbiani. È in cerca dei genitori. Perché alla fine in questo mondo precario, distrutto dagli adulti, i giovani fanno rete nel disperato bisogno di amore e di famiglia. Da Red Road, Fish Tank, American Honey a Bird, Andrea Arnold vola sulla bruttezza, mette letteralmente le ali a questi giovani. È un coming of age il dramma che Arnold ha definito "il più difficile della sua carriera". La regista ieri sera, all'apertura della Quinzaine des Realisateurs, ha ricevuto la Carrozza d'oro, il prestigioso premio attribuito dalla società francese dei cineasti per "qualità innovative, coraggio e indipendendenza". 63 anni, Arnold è cresciuta con una madre single e ha avuto una "infanzia molto selvaggia", non pensava di fare la regista né il cinema faceva parte della sua vita da piccola. Si capisce perché l'atteso Bird "è stato un viaggio doloroso" che l'ha riportata nei luoghi in cui è cresciuta.
"Qualunque cosa accada, che il film piaccia, non piaccia, che lo si capisca o meno, so che tutti i miei sforzi qui saranno apprezzati. Il fatto che io sia qui adesso è una sorta di miracolo. La mia - ha detto ieri sera - è stata una vita davvero straordinaria".
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