Cultura

Monica Bellucci riporta Callas a Ny, 'donna simbolo'

Presentato al MoMa il docufilm, Maria Callas: Lettere e Memorie

Redazione Ansa

A poco più di un anno dall'unica data dello spettacolo teatrale 'Maria Callas: Lettere e Memorie' al Beacon Theater, Monica Bellucci torna a New York e rimette le vesti di Maria Callas per presentare l'omonimo docufilm che racconta il suo tour internazionale dal novembre 2019 al gennaio 2023. Diretto da Tom Volf e Yannys Dimolitsas, 'Maria Callas: Lettere e Memorie' ha debuttato in Usa al Museum of Modern Art (MoMa), anche in questo caso in un'unica data. Secondo quanto dichiarato da fonti all'ANSA, sono in corso trattative per la distribuzione anche in altre sale cinematografiche statunitensi.
    "Sono molto onorata di presentare il docufilm al MoMa - ha detto all'ANSA Monica Bellucci - questo è un luogo di creatività ed ispirazione. Inoltre la Callas nacque a New York e siamo ancora in ambito delle celebrazioni per il centenario della sua nascita (2 dicembre 1923, ndr)".
    Il docufilm è un percorso intimo attraverso la vita del leggendario soprano di origini greche naturalizzato italiano, che, attraverso le sue lettere mostra la donna dietro l'icona, le sue debolezze, le sue paure ma anche la sua forza. E' stata una donna che è stata capace di sfidare I'epoca in cui viveva pur sapendo dei rischi che correva.
    E il caso vuole che l'attrice italiana porti negli Stati Uniti il film in un periodo in cui i diritti delle donne vengono spesso messi in discussione. "La Callas c'entra tanto nell'attuale contesto di questo paese - spiega -. E' una donna che ha cercato di lottare per la sua libertà, ha divorziato quando in Italia ancora non esisteva il divorzio ma è stata anche capace di sacrificare la sua vita per amore (quando si è legata ad Aristotele Onassis, ndr). Ha difeso le sue scelte accettando i rischi e ancora oggi può essere considerata un simbolo femminile, una fonte di ispirazione".
    La Bellucci si sente molto vicina alla Callas ma si scrolla di dosso le etichette di diva o divina. "Non sono ne' diva ne' divina", precisa e aggiunge anche che non le fa affatto paura l'idea che ad un certo punto si potranno spegnere i riflettori su di lei. "Non si può stare sempre in prima linea - dice - è giusto, prima o poi, diventare anche spettatori e guardare gli altri. Io ancora mi diverto a fare questo lavoro , ho ancora la passione ma mantengo anche la giusta distanza, e poi bisogna anche far volare le nuove generazioni".
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it