Cultura

Amos Gitai, con Shikun racconto il disastro di Israele

Passa a Taormina il film denuncia del regista israeliano

Redazione Ansa

Un film squisitamente politico e altrettanto allegorico questo Shikun che passa oggi a Focus Mediterraneo del 70/o Taormina Film Festival. Un lungometraggio in cui si anticipano gli attentati di Hamas del 7 ottobre e la guerra ancora in corso, anche se nel film i palestinesi non sono mai nominati.
    Un esempio su tutti: 'Quanto tempo sarà necessario perché i figli dicano ai padri di fermarsi? E chiedano loro perché hanno permesso che venissero bombardati i villaggi?". Queste le domande che un personaggio fa alla fine di Shikun. Ovvero le stesse che Amos Gitai (padre ebreo tedesco, architetto del Bauhaus e madre nata nella Palestina britannica di origine russa) si pone da sempre in quanto critico dalla prima ora del governo di Netanyahu definito: "un governo autoritario che vuole distruggere il parlamento democratico".
    "Questo è pericoloso e inquietante: non è una cosa da poco - ha detto Gitai descrivendo l'attuale situazione in Israele - dove l'unica democrazia parlamentare in Medio Oriente si trova in un'evidente crisi esistenziale".
    Presentato in anteprima mondiale alla scorsa Berlinale, il nuovo lavoro del regista di Kippur e Free Zone prende le mosse dalla celebre pièce teatrale Il rinoceronte di Eugène Ionesco, portandoci nel Shikun, il palazzo fatiscente del titolo, con lunghi bianchi corridoi dove s'incontrato persone di diverse lingue, origini e generazioni. Alcuni di loro dopo un po' si trasformano in rinoceronti, si omologano, altri resistono.
    Un'allegoria insomma dell'intolleranza e della minaccia di derive totalitarie.
    Il regista israeliano fornisce così uno spaccato impietoso e feroce della società del suo paese nella dimensione spaziale claustrofobica di corridoi e ballatoi di questo grande edificio tipico dell'urbanistica popolare. Ovvero per entrare più nel dettaglio, di quei palazzi-alveare con innumerevoli piccole unità abitative famigliari che si ripetono uguali, praticamente all'infinito.
    La società cui Amos Gitai si riferisce è ovviamente quella prima dei fatti tragici del 7 ottobre, una società che vedeva un forte scivolamento nell'autoritarismo del governo di Netanyahu che, per esempio, ha cercato di riformare il sistema giudiziario asservendo di fatto la magistratura al potere politico. Una situazione che ha visto e vede ancora insorgere la società civile in tutto il paese. (ANSA).
   

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