L'abito fa il personaggio e che meraviglia, poi i grandi occhiali, le borse firmate, le pellicce, le acconciature ma mai come in questa occasione è la voce ad essere protagonista. "Ho studiato sette mesi, ho dovuto imparare da zero, piano piano, con disciplina, dedizione e poi ho provato prima in una piccola stanza con Pablo Larrain e i miei figli ad ascoltare, poi in una prova più grande nel tempio della Scala di Milano.
La produzione è kolossal e internazionale, la sceneggiatura porta la firma di Steven Knight (Peaky Blinders) e la cura della ricostruzione aggiunge valore al film, l'appartamento di Callas a Parigi al 36 di Avenue Georges-Mandel dove il 16 settembre 1977 fu trovata morta per arresto cardiaco, gli abiti d'epoca, le location originali, tutto è di grande suggestione.
"Celebriamo la più grande cantante lirica di sempre, che ha avuto una storia fantastica ma anche tormentata, la ripercorriamo attraverso la storia dei suoi ultimi giorni, la sua solitudine, la sua disperazione senza la voce che l'aveva resa Divina al mondo e sveliamo la donna dietro al mito", racconta il cileno Larrain che chiude una trilogia di biografie femminili dopo Jackie su Jacqueline Kennedy interpretata da Natalie Portman, Spencer con Kristen Stewart nel ruolo di lady Diana.
"Rispettare la sua memoria" aggiunge ancora Jolie che per questo film presentato oggi in anteprima mondiale alla Mostra del cinema già è in rumors come candidata agli Oscar (in America si vedrà su Netflix ma avrà anche uscite tecniche in sala). "Di fronte a lei, mano mano che entravo nel suo mondo, approfondendo la sua storia, prendendo lezioni di canto, mi sono sentita tanto più piccola rispetto alla sua grandezza" dice all'ANSA Jolie. E però ad esperienza conclusa crede l'attrice, il cui ex marito Brad Pitt sarà a Venezia tra tre giorni con Wolfs con George Clooney, di aver trovato un legame speciale con Maria Callas "tante cose in comune, soprattutto la vulnerabilità".
Entrambe sotto pressione dei media e con la privacy da difendere a fatica, protagoniste di mondi che non perdonano come quando i critici furono impietosi con la Callas che lottava per ripristinare la sua voce unica afflitta da dermatomiosite. Il film si concentra sugli ultimi giorni sofferenti del soprano, sopraffatta dalla solitudine, consapevole delle proprie ferite, magrissima, dipendente dalle medicine che la sorella (Valeria Golino) le invia segretamente. C'è il rapporto pessimo con la madre, il ricordo doloroso di quando era un'adolescente grassa con la voce da usignolo che canta per i tedeschi di un piccolo paese occupato durante la guerra e che la madre concede loro per denaro, il padre truffaldino, la povertà iniziale, i lussi e gli eccessi successivi, il controverso grande amore per il milionario Aristotele Onassis che la lasciò per sposare la vedova Kennedy, il figlio morto appena nato. ''Ferruccio e Bruna sono i suoi angeli custodi" raccontano Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher che interpretano maggiordomo e governante che per 40 anni sono stati al suo servizio. Il primo è ancora vivente "ma ho preferito, d'accordo con Larrain, non incontrarlo", aggiunge Favino. "Abbiamo ammirato - dicono insieme - la dedizione assoluta di Angelina a questo progetto".
Maria è pieno della lirica cantata da Callas nei teatri più importanti del mondo, Jolie la interpreta "ovviamente senza neanche lontanamente somigliarle" dice, ma anche senza tirarsi indietro. "La mia preferita è Anna Bolena ma ce ne sono state così tante di arie che ho chiesto a Larrain se il film non stesse diventando un musical", scherza. "Amavo l'opera sin da bambino, è una forma di trascendenza, la voce di Maria Callas vive in milioni di dischi e questo film la restituisce a noi, unica, meravigliosa e Angelina Jolie ci aiuta ad entrare ancora in quel mondo" conclude il regista cileno. Maria è un film Fremantle prodotto da Lorenzo Mieli per The Apartment Pictures con la società dello stesso regista (Fabula) e con Komplizen Film, un'esclusiva per l'Italia Rai Cinema e che sarà in sala il 1 gennaio distribuito da 01. (ANSA).
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