Cultura

A Bellocchio il premio Bresson, "la tolleranza è la soluzione"

A consegnare il riconoscimento a Venezia è stato Tornatore

Redazione Ansa

(ANSA) - LIDO DI VENEZIA, 31 AGO - Marco Bellocchio ha ricevuto il venticinquesimo Premio Robert Bresson, in occasione dell'81ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Il riconoscimento, conferito dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla Rivista del Cinematografo con il patrocinio del Dicastero per la Cultura e l'Educazione e del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, è assegnato a un regista che abbia dato una testimonianza significativa, per sincerità e intensità, del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della vita.
    "Per la mia formazione cattolica, diffido quando si parla di geni, ma accetto - ha detto Bellocchio - il premio molto volentieri. Non sono cattolico ma la dimensione spirituale e la tensione verso l'invisibile sono elementi propri dell'arte cinematografica. Dobbiamo in tutti i modi cercare un dialogo tra chi crede e chi non crede, senza combattersi. La situazione mondiale annuncia una catastrofe, dobbiamo impegnarci a ricordare tutto ciò che abbiamo imparato da piccoli: volere bene al prossimo ed essere tolleranti, cercare di capirsi e trovare un terreno comune per far fronte alle brutture del mondo".
    A fare gli onori di casa, il presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco. Presenti il direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, Davide Milani, presidente dell'Ente dello Spettacolo e direttore della Rivista del Cinematografo, mentre a consegnare il premio è stato Giuseppe Tornatore: "Era il 1983, stavo realizzando un documentario sul rapporto tra Pirandello e il cinema. Andai da Bellocchio, che stava montando Enrico IV. Per darmi un'aria da cinefilo, gli feci notare che da quell'opera erano già stati tratti due film.
    Lui mi sembrò un po' irritato e mi disse: a volte capita che un regista non sappia bene cosa fare. Evidentemente scherzava, poi proseguì l'intervista in modo molto rigoroso. Ho amato tutti i suoi film, addirittura Nel nome del padre l'ho visto quando facevo il proiezionista". (ANSA).
   

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