Cultura

Buccirosso e Musella infermieri in guerra in corsia

La Scommessa di Giovanni Dota al Lido alle Giornate degli Autori

Redazione Ansa

Un chiaro omaggio alla commedia all'italiana più feroce, ma anche alle più irriverenti black comedy britanniche percorre La scommessa - Una notte in corsia di Giovanni Dota, con mattatori Carlo Buccirosso e Lino Musella in un cast che comprende Iaia Forte, Nando Paone, Yari Gugliucci, Vittorio Ciorcalo, Clotilde Sabatino, Chiarastella Sorrentino e Elvira Zaingone. Il film debutta alla Mostra del Cinema di Venezia nelle Giornate degli Autori (Notti veneziane) per poi arrivare in sala il 12 settembre con I Wonder Pictures. "Come Monicelli penso che le commedie siano in realtà tragedie che fanno ridere" spiega all'ANSA Dota, che ha avuto fra le fonti d'ispirazione anche i fratelli Coen, per il modo nel quale "hanno dimostrato come fare grande cinema e grandi commedie conservando un grande cinismo e un tono grottesco". Protagonisti del lungometraggio (prodotto da Italian International Film con Rai Cinema), in una lunga notte di Ferragosto, sono gli infermieri, maestri di cinismo, Angelo (Buccirosso) e Salvatore (Musella), che lavorano in un ospedale napoletano dove tutto sembra precario. In disaccordo su chi debba prendersi le ferie natalizie, i due decidono di giocarsele, scommettendo sull'ultimo ricoverato, il signor Caputo, colpito da un ictus: Angelo è convinto che l'uomo non supererà la notte, Salvatore invece sostiene che ce la farà. Pur di vincere, parte fra loro una scatenata guerra fra i due protagonisti, senza esclusione di colpi, nella quale finiscono coinvolti, fra gli altri, un paziente che si finge medico, una dottoressa giovane e insicura, un chirurgo cocainomane, i figli di Caputo, la moglie e amante di Angelo, la mamma (al telefono) di Salvatore. "L'idea di una storia ambientata in un ospedale è stata abbastanza naturale, volendo parlare di morte e di relazione con la morte - aggiunge il regista -. Medici e infermieri hanno a che fare con la morte tutti i giorni e mi interessava raccontare la crisi di due persone, con un lavoro anche molto utile, molto importante, che invece di prendersi cura dei pazienti, cercano di risolvere i propri problemi personali e finiscono in una valanga che travolge tutti". Il film "parla di bene e male, di giusto e sbagliato e di scelte impossibili che chiunque di noi potrebbe dover affrontare a seconda delle necessità che ha, delle soddisfazioni e insoddisfazioni che ha". I protagonisti "non li abbiamo mai veramente giudicati, perché sono due disperati, e il mondo che li accoglie è altrettanto disperato, senza speranza, a parte quella di cercare di ridere un po' in faccia alla morte, in faccia a un Dio che forse ci guarda anche nei nostri peggiori momenti, nella nostra peggiore resa e può solamente osservarci senza capire niente", fa notare. Dota vorrebbe, in questo senso, che La scommessa fosse il primo capitolo di una trilogia di commedie nere "con cui ribaltare un po' lo stereotipo del 'Dio, patria e famiglia'... osando ancora di più in cattiveria".

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