Colto, circondato di libri, incapace d'azione, Fausto da Bobbio non se ne è mai andato anche se la madre è morta. Non lavora, è invecchiato, non ha una pensione e deve decidersi a vendere la casa e a salutare la domestica Barbara.
Da anni d'estate Bobbio diventa un paese del cinema e Bellocchio, si sa, è molto affezionato. "È stato casuale il mio ritorno a Bobbio. Dopo Vacanze in Val Trebbia, girato nel 1979-80 non volevo più tornare, ma con la nascita di mia figlia una autorità mi invitò a fare una masterclass e quindi dal '95 sono tornato perché ho visto una possibilità di tornare non da nostalgico, ma con qualcosa di vitale. Quei 15 giorni ogni estate mi danno un motivo vivo per tornare in quei luoghi.
Durante l'anno lì di cinematografico non c'è niente, lo costruiamo noi con questa esperienza di lavorare con i giovani, fare in quel breve tempo un film. Non mi sento un professore in cattedra, tutt'altro" dice all'ANSA Bellocchio che ieri ha preso il premio Bresson.
Per le riprese della serie su Tortora si fa il conto alla rovescia, è imminente, ma oggi al Lido non se ne parla. "Fausto è un perdente con valori intellettuali di ricerca e studio che io condivido, come quando dice che lo Stato dovrebbe dargli uno stipendio perché tiene in vita i grandi italiani del passato, Pascoli, Leopardi, Dante studiandoli e ristudiandoli", dice Bellocchio che annuncia un terzo capitolo. Se posso permettermi ha la particolarità di essere girato con gli studenti accanto a professionisti di fama, in una sorta di "gioco collettivo". Non si sa ancora dove, fuori Venezia, questo corto e il precedente si potranno vedere.
Bellocchio, 'a Bobbio per fare cinema senza nostalgia'
Se posso permettermi 2, grandi attori in amicizia per un corto