Cultura

Vincent Lindon, 'con i figli serve dialogo e zero social'

Applausi per francese The Quiet Son su ragazzo di estrema destra

Redazione Ansa

(dell'inviata Alessandra Magliaro) (ANSA) - LIDO DI VENEZIA, 04 SET - Un padre vedovo, due figli adolescenti, il primo che sogna la Sorbona ed è il più bravo del liceo, il secondo che non ha finito la scuola, pensa allo sport e fatica a trovare la sua strada ma che poi imbocca quella sbagliata di gruppi di estrema destra, che cominciano con il tifo ultrà allo stadio e finiscono per picchiare l'immigrato per strada. Un crescendo drammatico che pone al centro il ruolo della paternità, dell'essere genitore oggi e la facile preda di ideologie violente che possono essere i giovani. È The Quiet Son (Jouer avec le feu) di Muriel e Delphine Coulin, in concorso dalla Francia per il Leone d'oro con grandi interpretazioni: Vincent Lindon e i due figli interpretati da Benjamin Voisin (potrebbe andare a premio) e Stefan Crepon. Lindon, 65 anni, tanti premi nella sua lunga carriera, torna a Venezia anno dopo anno legando il suo nome a film di grande profondità e sensibilità e The Quiet Son, in sala nel 2025 con I Wonder Pictures, prosegue la serie. "Come attore - dice in un'intervista all'ANSA - ritengo che sia interessante, obbligatorio, che sia davvero alla base di tutto fare film in cui ci si interroga sul mondo di oggi, anche perché in questo modo si lascia una traccia, tra 30 anni chi guarderà quel film vedrà cosa stava succedendo in quel determinato paese in questa fase politica ed economica. Non dico di fare solo film impegnati ma sono quelli che mi piacciono".
    L'argomento di fondo è coinvolgente: "Tutti noi abbiamo dei figli e ci interroghiamo su come educarli al meglio, far capire loro la differenza tra bene e male senza influenzarli, senza che si sentano presi in trappola dalle opinioni dei loro genitori, come possiamo educarli? Facendo - risponde Lindon - in modo di ascoltarli, comunicando con loro, capendoli, osservandoli ed amandoli. E sono cose che mancano nel mondo, viviamo sui social network, ascoltiamo i nostri follower invece di ascoltare i figli. Io - prosegue il grande attore francese - ad esempio non ho social network, non li voglio, li considero un cancro della nostra società attuale, ci impediscono di incontrarci, di vederci tutti assieme e questa è una cosa grave. E questo rende più difficile il nostro compito di genitori".
    Lindon ha due figli, l'hanno aiutata per questo film? "Non porto la mia vita personale sul set, sicuramente c'è una parte di inconscio che porto sul set, ma non utilizzo la mia vita personale quando lavoro, il mio obiettivo di attore è mettersi nei panni di qualcuno diverso da me, se portassi la mia vita personale non sarebbe il mio lavoro, e così la lascio a casa".
    Che padre pensa di essere? "Un pincopallino qualunque. Faccio quello che posso, come posso, nel modo migliore che posso, sicuramente faccio tantissimi errori come tutti noi, forse infliggiamo ferite ai figli ma cerchiamo di fare meno male possibile. Non sono diverso da tutti: amo i miei figli, mi sacrifico per loro, insomma niente di originale".
    Preparare un personaggio per Vincent Lindon non è scervellarsi su un copione: "Passo poco tempo a leggere, sono poco colto, bevo molti aperitivi, sono sempre per strada, osservo le persone, sono affascinato dalle persone è questa la mia passione, sono quasi un imitatore perché poi nei film me le porto dentro".
    Ammette Lindon di vivere una seconda giovinezza cinematografica? "Ho deciso di lavorare secondo quello che mi ispira, faccio meglio quello che amo sempre meno e ho meno paura di sbagliare, si lavora meglio quando ci sono meno sfide, almeno per me". (ANSA).
   

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