Will Ferrell si è occupato per decenni di far ridere, in film come 'Zoolander', 'Elf' o 'Anchorman - La leggenda di Ron Burgundy' e nei suoi sette anni al Saturday Night Live. Nel nuovo documentario Will & Harper, disponibile su Netflix, il gigante della commedia mostra invece il suo lato sensibile ed empatico, strappando più di una lacrima.
Il film diretto da Josh Greenbaum segue Ferrell e la sua grande amica Harper Steele in un viaggio di 17 giorni da New York a Los Angeles, a bordo di una sgangherata station wagon. I due sono come fratelli dal 1995, quando il primo entra nel cast del programma serale più famoso d'America, dove Steele guida la squadra di autori. Un legame che si cimenta su battute e numeri comici e rimane forte nei decenni.
Nel 2022, Steele manda un'e-mail ad amici e parenti con una notizia: dopo una vita di disforia di genere, ha cominciato una transizione per diventare donna. "Ha sempre avuto il mio sostegno, ma avevo mille domande: temevo di poter dire o fare inavvertitamente qualcosa di offensivo", dice Ferrell in conferenza stampa, spiegando da dove nasce l'idea del 'coast to coast' diventato il documentario: "Se conosci Harper, sai che ama viaggiare in macchina attraverso il paese. Da sempre, si sente a suo agio nei bar di fuori mano, nelle aree di sosta in mezzo al nulla, nei campi sportivi del Midwest. Lì trova conforto e ispirazione, osservando e chiacchierando con gli sconosciuti. Dopo la transizione, temeva di non sentirsi più la benvenuta o al sicuro in quei posti che un tempo la rendevano felice". Così Ferrell, che vive a Los Angeles, fa la valigia, atterra dall'altra parte del paese e si propone come "cuscinetto" per l'amica, nella sua prima esplorazione dell'America profonda attraverso gli occhi e il corpo di una donna trans di 61 anni.
I due partono verso ovest e incontrano vecchi amici e collaboratori (Seth Meyers e Tina Fey allo Studio 8H da dove va in onda il SNL, o Kristen Wiig che scrive il tema musicale del documentario), ma soprattutto una sfilza di uomini, donne sconosciuti di ogni età e condizione. Alla fine, Ferrell non fa molte domande (esilarante la sua indagine su come sia, passati i 60, risvegliarsi in ospedale con il seno), e dà piuttosto una lezione di ascolto e di giudizio sospeso, di comprensione e amicizia in purezza. Riconosciuto dai fan, ripete ovunque "Questa è la mia amica Harper", in una presentazione che suona banale, ma è un riconoscimento, un abbraccio costante. "Penso che si tratti di ascoltare e di non cercare di essere perfetti", confida il comico. Anche lui "inciampa" (sceglie questo termine invece di "sbagliare") e piange chiedendo scusa all'amica per non averla protetta dagli avventori di una steak house in Texas che la fotografavano come un'attrazione da circo per postare sui social frasi d'odio tipo: "Qui non siamo a Hollywood, non vogliamo scherzi della natura".
"Alcuni posti non sono ancora sicuri per le persone trans - considera Ferrell -. C'è molto odio là fuori, ne ho preso coscienza solo con Harper. Ma per la maggior parte, abbiamo incontrato persone adorabili che sono state fantastiche con lei, della serie: 'Riconosco chi sei e per me va bene. Torna quando vuoi'. Credo sia lì la speranza per il nostro paese. In tutte quelle persone che sanno che quello che ci unisce è assai di più di quello che ci rende diversi". Ecco che allora, questo documentario che usa il linguaggio del road movie e il registro della commedia, diventa anche una dichiarazione politica, come riassume Steele nella stessa conferenza stampa: "Dite a chi ha un amico o un figlio transgender che il primo passo per accoglierlo è votare per chi lo tutela".
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