(di Alessandra Baldini)
(ANSA) - NEW YORK, 06 OTT - Nel 2020, durante l'epidemia di
Covid, Al Pacino e' stato per morire. Gli si era fermato il
cuore e per qualche minuto aveva perso conoscenza, ha confidato
l'84enne attore al New York Times che lo ha intervistato in
occasione dell'uscita la prossima settimana di Sonny Boy, il
nuovo memoir edito da Penguin Random House.
Non mi batteva piu' il cuore".
I soccorsi sono arrivati in pochi minuti: "L'ambulanza
davanti a casa. Sei infermieri e due medici vestiti come
astronauti". Il dramma e' durato pochi minuti. "Non ci avevo mai
pensato prima. Ma sai come sono gli attori. Suona bello dire che
sei morto una volta". Pacino, che i compagni di scuola da
ragazzo chiamavano Sonny, ha detto anche di non aver visto o
provato nulla in quelli che pensava sarebbero stati gli ultimi
istanti della sua vita: "Non ho visto la luce bianca. Non c'era
nulla dall'altra parte".
Dopo il terrore della morte, la gioia della paternita' dopo
che i medici gli avevano detto che non poteva piu' avere figli
al punto che avrebbe chiesto un test del Dna pensando che Noor
stava cercando di "intrappolarlo". L'emozione della nascita di
Roman e' stata troppo grande, il bambino una delle ragioni del
memoir e della voglia di "restare in giro ancora per un poco se
mi e' possbile". Alla domanda da dove Roman dovrebbe partire per
conoscere suo padre come attore quando lui non ci sara' piu',
Pacino ha suggerito il piccolo ruolo nella commedia di Adam
Sandler Jack and Jill in cui lui fa la parodia di un carosello
per Dunkin's Donuts: "E' una parte buffa. Era un periodo in cui
dovevo farlo perché non avevo soldi, il contabile che mi aveva
truffato era finito in prigione e avevo bisogno di qualcosa
subito. Cosi' ho accettato". (ANSA).
Al Pacino, "al tempo del Covid sono quasi morto"
si era fermato il cuore, ora tanti progetti tra cui un memoir