(di Francesco Gallo)
Se ci fosse la voce fuori campo, 'Flow - Un mondo da salvare' di Gints Zilbalodis potrebbe essere un film di animazione girato da Terrence Malick. Comunque a parte il paradosso, quest'opera è uno 'strano animale' senza parole, apocalittica, metafisica, romantica, biblica in un mondo in cui gli esseri umani sembrano essere del tutto scomparsi per un diluvio in corso.
Ecco la storia raccontata da Zilbalodis, one-man band (produttore, regista, animatore, sceneggiatore, montatore, direttore della fotografia, fonico, compositore e art director) nato in Lettonia nel 1994. È in corso una grande inondazione, che sembra non finire mai. Arriva prima lentamente e poi sempre più velocemente mettendo in pericolo la vita di un giovane gatto nero che vive in una casa nel bosco. E questo appunto in un mondo in cui gli esseri umani sembrano essere scomparsi.
Vediamo così il gatto approdare su una barca a vela dispersa tra le acque che ricorda tanto l'arca di Noè (ma anche i barconi dei migranti), qui si uniscono infatti a lui, tra mille diffidenze, un cane, un capibara, un lemure e una gru.
Per loro sarà un lungo viaggio di conoscenza, solidarietà (il gatto imparerà a pescare per nutrire tutti i suoi nuovi compagni) e soprattutto di sopravvivenza. Sì perché quando questa piccola brigata arriva a un approdo sicuro subito nuova acqua è pronta a sommergere tutto.
Il viaggio si fa lungo attraverso un paesaggio spettrale (che a volte ricorda L'isola dei morti di Arnold Böcklin), fatto da altrettanto spettrali architetture gotiche senza alcuna traccia umana e giganteschi dolmen e cipressi salvi per la loro naturale verticalizzazione.
Disegni in un CGI minimalista che ricorda il disegno a mano, nessuna furba antropomorfizzazione degli animali, lunghi piani sequenza e rappresentazione della natura romantica in stile Dürer e Fredrich. Questo e altro ancora fanno del giovanissimo Gints Zilbalodis, come già annunciato da Variety, tra i favoriti nella corsa all'Oscar.
"Flow non è altro che un flusso di fantasia - dice il regista lettone - . Sono partito dal gatto che è una creatura individualista e indipendente che accetta malvolentieri gli altri mentre qui dovrà imparare ad andare d'accordo e collaborare con loro. Nessun riferimento alla Bibbia, ma queste inondazioni mi sono servite solo come metafora di catastrofe che spezza le routine quotidiane e ci obbliga in fretta a cambiare.
Non ho voluto poi nessun nemico, ma una tragedia che scaturisce dalla natura".
E ancora Gints Zilbalodis: "Il gatto è stato per me subito il personaggio principale, solo dopo è arrivato il cane proprio perché tradizionalmente nemico dei gatti. Ora questa volta però si troverà costretto ad allearsi con lui".