Cultura

Viaggio da Oscar nell'America delle diseguaglianze

Nickel Boys apre Alice nella città alla Festa del cinema di Roma

Redazione Ansa

Nelle liste stilate dai media Usa sui film con più chance agli Oscar 2025 una delle costanti, per la forma narrativa originale e la potenza della storia, è Nickel boys di RaMell Ross (già in gara agli Academy nel 2018 con il documentario Hale County This Morning, This Evening), ritorno all'America tra segregazione e lotta per i diritti civili degli anni '60, con richiami forti anche all'oggi. Il film dopo il debutto mondiale a Telluride, l'apertura del New York Film Festival, il passaggio a Londra, apre Alice nella città alla Festa del Cinema di Roma.

L'esordio in sala negli Usa è stato spostato strategicamente a dicembre ('vetrina' più favorevole per possibili nomination) mentre in Italia sarà prossimamente su Prime Video. Coprodotto dalla Plan B di Brad Pitt, il lungometraggio porta sul grande schermo I ragazzi della Nickel (edito in Italia da Mondadori) romanzo premio Pulitzer nel 2020 di Colson Whitehead (vincitore del riconoscimento anche nel 2017 con La ferrovia sotterranea). Alla base c'è l'ultracentenaria reale storia di abusi, violenze di ogni genere (compresi almeno 80 omicidi, nascosti sotterrando i corpi nella proprietà) che hanno avuto come vittime in gran parte i giovani ragazzi neri detenuti (molto meno i bianchi) nella scuola/riformatorio Dozier School for boys, aperta nel 1900 e chiusa nel 2011 in Florida. ''Il neorealismo italiano, con la sua incredibile capacità di unire sogno e realtà è stata una delle principali forme d'ispirazione per me nel film - spiega oggi a Roma il cineasta, dov'è arrivato con i tre interpreti principali Ethan Herisse, Brandon Wilson, e Aunjanue Ellis-Taylor -. Fin dall'inizio i produttori sono stati molto aperti sul modo in cui affrontare il racconto. Ci hanno chiesto di rendere giustizia alla complessità della storia, ma ci hanno anche dato assoluta libertà nel metterla in scena''.

Ambientato a inizio degli anni '60, nel pieno delle battaglie del Movimento per i diritti civili, guidato da Martin Luther King, la storia centra lo sguardo sul brillante adolescente afro americano Elwood (Herisse) cresciuto a Talahassee in Florida dalla generosa e affettuosa nonna Hattie (Ellis-Taylor). Il suo destino cambia quando, un errore di valutazione, lo porta a una condanna ingiusta e a venire rinchiuso alla Nickel Academy, riformatorio dove, rispetto ai giovani detenuti bianchi, quelli neri vengono sottoposti a condizioni di vita terribili, dai turni di lavoro massacranti alle frustate (e non solo) per punirli. Elwood va avanti grazie all'amicizia fraterna che forma con il più disilluso e realista e Turner (Wilson). "Elwood rompe il muro che Turner si è costruito attorno - osserva Wilson -. Il modo in cui la loro amicizia, cambi entrambi è la parte più bella della storia per me''. Un ruolo importante, per i due ragazzi, nella storia, ce l'ha Hattie: ''Ho centrato il mio personaggio sulla paura di perdere il suo bambino - dice Ellis-Taylor - e sulla necessità che ha, in ogni circostanza, di tenere la barra dritta''. ''Volevo mostrare - aggiunge il regista - il modo in cui, ieri come oggi, i progressi che avvengono in una società, negli Stati Uniti come negli altri Paesi, siano in realtà molto meno omogenei di quanto si pensi. Possono trovarsi una accanto all'altra realtà molto differenti, tra chi va avanti e chi resta nel passato''. Il film punta anche l'attenzione sui muri economici tra le comunità. ''Gli Stati Uniti sono costruiti sul lavoro di classi sociali che non hanno controllo sui macrosistemi, sociali ed economici'' dice il cineasta, commentando anche la serrata campagna elettorale tra Harris e Trump: ''A volte chi vive ai livelli meno protetti della società, vota contro i propri interessi... si può venire ingannati dai media o l'ideologia''.

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