Cultura

Romanelli, il viaggio per scoprire mio padre, scomparso in mare

Nel docu No more Trouble in Alice nella città e poi in sala

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 17 OTT - "Lui cercava la verità nelle cose, doveva capire tutto". E' uno dei tratti con i quali Giovanni Soldini, ricorda l'amico Andrea Romanelli, ingegnere, progettista navale e velista, scomparso in mare nel 1998 nel corso di una tempesta, mentre insieme (con loro anche altre 3 persone d'equipaggio, Bruno Laurent, Andrea Tarlarini e Guido Broggi) stavano tentando il record nella traversata dell'Atlantico. Il viaggio in una tragedia ma anche nella scoperta intima di una grande personalità umana e professionale, da parte di un figlio, che ha perso il padre a soli quattro anni, compiuto da Tommaso Romanelli con il documentario No more trouble - Cosa rimane di una tempesta che debutta In Alice nella città (Panorama Italia) alla Festa del Cinema di Roma, per poi arrivare in sala con Tucker Film.
    Il film non fiction mescola le interviste realizzate da Tommaso (fra gli altri, anche con la madre Fabrizia, oltre che con amici, collaboratori ed altri famigliari) materiale d'archivio, foto, filmini di famiglia e un inedito, straordinario video diario in vhs realizzato proprio durante la traversata. Cassette che erano in casa di Tommaso, ma che lui fino ai mesi della pandemia non aveva visto: "Era qualcosa che avevo proprio rimosso. Con mamma abbiamo sempre parlato di mio padre ma c'erano delle parti della sua vita, come parlare della vela, che le creavano uno stato di angoscia. Questo documentario ha permesso di riaprire una porta, dei rapporti con alcune persone, un percorso in cui lei mi ha supportato in tutto". Lo stesso ha fatto Giovanni Soldini, "con cui abbiamo un bellissimo rapporto d'amicizia". Questa è una strada "fatta con tutto il team delle persone coinvolte; condividevamo quel trauma, dal quale sentivamo la necessità di uscire". Romanelli sapeva quanto il padre "fosse amorevole, verso di me e mia madre, ma ho potuto scoprire anche la sua grande professionalità, la filosofia che muoveva lui e Giovanni. La loro idea della vela è stata rivoluzionaria e totalizzante, quasi rinascimentale, un'espressione della libertà umana assoluta, incredibilmente affascinante, e con un forte elemento anche ambientalista. Per me ha voluto dire trovare un esempio positivo molto vicino a me, in un'epoca in cui è difficile trovare esempi positivi in giro".
    Un incontro che passa anche per la decisione presa da Tommaso di restaurare insieme allo zio Marco una bellissima barca in legno del padre. "Non abbiamo fatto in tempo a riportarla in mare, ma anche quello è un viaggio che vorrei riprendere".
    (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it