Un film dalle tinte acquerello, delicate, proprio come la storia adolescenziale della sua protagonista, la quindicenne Iman (Asja Zara Lagumdzija) alle prese con la sua ingenua voglia di sembrare più grande agli occhi delle coetanee. Ma 'La gita scolastica' di Una Gunjak, dal 7 novembre in sala con Trent Film, è anche la storia di una studentessa modello messa alla gogna, anche mediatica, dalle sue stesse amiche e da un ambiente prevenuto capace di grandi rigidità. Il film, menzione speciale al 76° Festival di Locarno e designato dalla Bosnia-Erzegovina per l' Oscar 2024, il 6 novembre aprirà il Balkan Film Festival di Roma e il 21 sarà in concorso al Festival Cinema e Donne di Firenze.
Che succede mai alla giovane Iman? La ragazzina per gioco, vanità e amore racconta alle compagne di scuola di essere andata a letto con il ragazzo dei suoi sogni, Damir. Una bugia piccola piccola che però monta lentamente fino all'inverosimile. Intanto le sue amiche inizialmente la vedono come una leader, una che si è portata avanti verso la liberazione sessuale, che ha conosciuto il sesso. Ma poi quando l'attesa gita scolastica che potrebbe portare la classe in Italia viene compromessa dallo scandalo di questa ragazzina forse addirittura incinta, tutto le si rivolge contro. I suoi compagni di scuola, compresa Hana la sua migliore amica, la evitano e mettono anche su una chat di gruppo dall'esplicito titolo: anti-Iman. Infine il professore di religione islamica le suggerisce di evitare per il momento le sue lezioni. La ragazza si ritrova vicino solo la madre che la porta a fare un test di gravidanza da mostrare alla scuola a sostegno dell'innocenza di Iman. "Qualche anno fa, quando la Bosnia-Erzegovina è stata scossa dallo scandalo di un gruppo di sette tredicenni della stessa classe finite incinta durante una gita scolastica, le reazioni furono di indignazione e incredulità - racconta la regista Una Gunjak -. Le ragazze non furono solo giudicate, accusate e umiliate su media nazionali e piattaforme digitali, ma la notizia comparve persino sulla stampa internazionale. Questa diffusione, alimentata dalla grancassa dei predicatori moralisti locali, ha trasformato la storia in un'isteria di massa. La verità su cosa accadde realmente non conta più, e questo mi colpì; la mia attenzione si concentrò ancora di più sulla verità personale di queste giovani. Come gestiscono la loro sessualità ancora acerba? Cosa davvero guida le loro azioni e i loro desideri nella società di oggi?".
E ancora la regista del film, perfetto nella ricostruzione delle dinamiche della cultura giovanile, in classe e non, e in cii lo smartphone è sempre protagonista: "In una società così chiaramente retriva come quella bosniaca 'La gita scolastica', vagamente ispirata a questa storia vera, si confronta con queste domande adottando il punto di vista della protagonista per parlare di società, regole, valori e della perenne violenza che infligge agli individui. La storia personale di Iman è un veicolo per riflettere su un ambito collettivo: la società in cui vive. Ho sentito su di me l'urgenza e l'impegno di girare questo film - conclude - come donna ultratrentenne, come bosniaca che osserva la propria società e in particolare la gioventù, e infine anche come femminista".
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