Controluce, il nuovo docu-film di Tony Saccucci, prodotto e distribuito da Luce Cinecittà e passato al 42/mo Torino Film Festival, ha non solo il fascino di una splendida ricerca di filmati d'epoca che riporta a galla un'Italia, quella di inizio secolo, che sembra lontanissima ed attuale allo stesso tempo, ma anche una parte fiction che non stride mai con queste immagini di archivio (cosa non facile).
Protagonista il longilineo ed elegante Adolfo Porry-Pastorel (interpretato da Michele Eburnea), fotografo, giornalista, padre dei fotoreporter italiani, progenitore dei paparazzi e anche considerato il fotografo dì Mussolini per gli scoop legati al Duce: dalla raccolta del grano al suo arresto nel 1915.
Tra le due guerre gli venne attribuito, forse impropriamente, l'epiteto di 'fotografo di Mussolini' anche per un presunto scambio di battute con il Duce: 'Sempre il solito fotografo', dice quest'ultimo, 'Sempre il solito Presidente del Consiglio' replica il fotografo. Sue comunque le potenti immagini della Marcia su Roma, del ritrovamento del corpo di Giacomo Matteotti e poi scatti, sempre originali, delle nuove abitudini degli italiani.
"La domanda a cui questo film risponde - dice con onestà il regista nelle sue note - è: come ha potuto Porry Pastorel essere un fotografo indipendente, un imprenditore, e rendere un servizio alla verità (è pur sempre il padre del foto giornalismo) in un contesto dove era la fotografia a dover costruire la realtà? In altri termini, sarebbe irragionevole pensare a fotografie del Ventennio che non siano propagandistiche. Eppure lui in quel contesto ci restituisce il vero negli scatti istintivi, nello sguardo d'insieme, nell'innato senso dell'ironia anche dietro la macchina fotografica".
E ancora, teorizza Saccucci, "forse inconsciamente Mussolini ha sopportato l'invadenza del fotografo che impallava 'quelli dell'Istituto Luce' proprio perché era l'unico a coglierne l'umanità dietro la maschera del potere".
L'omogeneità che c'è in Controluce tra il girato, rigorosamente in bianco e nero, e i filmati d'epoca non è affatto casuale. "Anche la color correction - spiega il regista - è stata al servizio della volontà di confondere quello che abbiamo girato con quello che altri hanno girato prima di noi (l'archivio, appunto). Dunque si è trattato di 'ripulire' l'archivio e 'sporcare' il girato. Si è trattato in alcuni casi di riprodurre abiti e posizioni di personaggi per iniziare la scena dal taglio scelto sul materiale d'archivio".
Infine, va ricordato che Saccucci torna sullo schermo dopo il suo bel debutto con 'Il pugile del duce' e il successivo 'La prima donna' premiato con il Nastro d'argento.
Controluce, il fotografo scomodo di Mussolini
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