(ANSA) - PALERMO, 7 SET - "Lo ricordo bene. Era già allora d'intelligenza superiore e per questo credo che sia stato il primo a rendersi conto che 'la Stidda' non è mai stata una vera organizzazione mafiosa, ma uno strumento di Cosa Nostra che la utilizzava per regolare faide interne e sanare conti in sospeso; almeno all'inizio di quella cruenta guerra di mafia che comincia nell'agrigentino nel 1989".
Il libro "Malerba" (Mondadori) ha recentemente vinto il premio Leonardo Sciascia-Racalmare, sollevando polemiche in seguito alle dimissioni di un componente della giuria, Gaspare Agnello, per protesta contro l'inclusione tra i finalisti del libro, che è una autobiografia del mafioso Giuseppe Grassonelli, di Porto Empedocle, condannato all'ergastolo per diversi omicidi. Il docufilm, di cui l'ANSA anticipa un estratto, è in lavorazione: l'uscita è prevista entro fine anno. Il lavoro, la cui la regia è affidata a Toni Trupia, è una rivisitazione del cronista Sardo che torna sui luoghi scenario della guerra di mafia scatenata da Grassonelli e dai suoi accoliti confluiti in una organizzazione criminale ribattezzata da Cosa Nostra la "Stidda". Il documentario ripercorre quel tempo anche attraverso testimonianze di magistrati, politici e persone coinvolte a vario titolo nella guerra di mafia scoppiata nell'agrigentino. E' girato in Sicilia, tranne la parte della lunga intervista allo stesso Grassonelli, raccolta nella sua cella singola nel carcere di Sulmona. (ANSA).
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