Una ragazza gli si avvicina e gli chiede una dedica per il suo fidanzato. "Ci stiamo per sposare", dice. Lui apre il libro, in pochi secondi disegna un personaggio dei suoi fumetti e commenta: "Sì, però scrivo quello che penso". "Comunque me dovete sta' lontani, siete infetti col vostro morbo del matrimonio", scrive sotto. Michele Rech, in arte Zerocalcare, è all'Arf!, il festival di storie, segni e disegni al Macro La Pelanda di Roma, e accoglie da ore i suoi fan in fila per chiedere un disegno, un autografo, una foto. Per portargli plumcake, stringergli la mano, fargli i complimenti.
La sua ultima graphic novel "Kobane Calling", pubblicata ad aprile da Bao Publishing, è balzata subito in testa alla classifica dei libri più venduti: nella prima settimana, i dati Gfk la piazzavano al primo posto.
Degli altri autori legge tutto, " dai supereroi della Marvel ai libri d'autore italiani e internazionali, all'underground". "Mi sono appassionato a Dragon Ball come a nessun'altra cosa - ha detto all'ANSA - e il mio autore preferito è forse Gipi perché 'La mia vita disegnata male' per me è stato un libro spartiacque e poi Manu Larcenet che ha fatto 'Lo scontro quotidiano' qualche anno fa e che mi ha cambiato la vita".
Zerocalcare oggi è un fenomeno che ha avuto un grande peso in quella fluttuazione del mercato in Italia che, negli ultimi anni, ha visto riconoscere senza riserve il fumetto nella letteratura ad alta tiratura ed intercettare l'interesse di un pubblico sempre più ampio. Se prima le graphic novel passavano dalle fumetterie alle mani dei "nerd", insomma, un anno fa Zerocalcare era tra i dodici finalisti del Premio Strega con "Dimentica il mio nome".
"Io ho sempre pensato che il fumetto fosse un linguaggio e non un genere - ha detto l'autore 33enne - quindi ci puoi fare qualsiasi cosa: le interviste, i saggi. Il fatto che questa cosa venga riconosciuta è soltanto un'apertura di spazi". Parla del suo percorso e non smette neanche un istante di fare dediche, eppure non riesce a sentirsi una star. "Non penso che i miei libri abbiano spostato qualcosa, - ha spiegato - penso che il mercato sia cambiato negli ultimi anni e che i miei libri abbiano avuto la fortuna di intercettare quello spostamento".
"La parola 'successo' evoca un altro tipo di lavoro e di sistema, come quella degli attori, - ha aggiunto - l'editoria è già una nicchia, il fumetto è la nicchia della nicchia, quindi quando si parla di successo è sempre una cosa molto relativa". Per Zerocalcare "c'era un grosso buco di auto-narrazione dei trentenni a fumetti, cosa che avevano già fatto i romanzi, il cinema, le web serie": "c'era rimasto uno spazio vuoto - ha spiegato - e io sono arrivato in quel momento, quando c'era una grande sete di sentire qualcuno che parlasse di questa generazione".
"I fumetti ti spezzeranno il cuore" è scritto su un tatuaggio sul braccio di Zerocalcare. "È quello che rispose Jack Kirby della Marvel quando un bambino gli chiese cosa bisogna fare per avere successo nei fumetti - ha detto - Io ho fatto un sacco di gavetta ma ho avuto anche tantissima fortuna e non saprei riprodurre questa cosa a tavolino, non saprei tirarne fuori una formula. Spero sempre che anche altri ragazzi ci riescano ma so che è ancora molto difficile".
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