Arriva Rocco Schiavone in tv, nella serie di Rai2 in onda dal 4 novembre, e Antonio Manzini si prende una "faticosa vacanza" dal suo scorbutico vicequestore raccontandoci le avventure di una badante moldava nel suo nuovo romanzo 'Orfani bianchi' pubblicato da Chiarelettere, per cui esce il 20 ottobre, anche se il suo editore storico resta Sellerio. "Chiarelettere mi sembrava la casa editrice giusta per questo romanzo perché sono molto attenti alle questioni sociali.
Sellerio è il mio editore e lo resterà finché vorrà" dice all'ANSA Manzini.
"Mi sono sempre chiesto queste persone che si occupano dei nostri anziani, queste comparse della nostra vita, che prezzo pagano per poter sopravvivere, soprattutto in termini emotivi, rispetto ai loro affetti?" spiega lo scrittore che non usa mai la parola badante e ha lavorato tre anni a questo libro in cui si misura con un personaggio femminile.
Mirta, giovane moldava trapiantata a Roma, accompagna gli anziani nel loro ultimo viaggio. Ha piccoli sogni ma neppure quelli sono possibili per lei. Vorrebbe stare con il suo bambino Ilie che invece ha dovuto lasciare per guadagnarsi da vivere prendendosi cura dei nostri vecchi. A Ilie, che finirà in quegli squallidi orfanotrofi chiamati Internat, manda messaggi sulle sue monotone giornate e con questi si apre il romanzo. "I moldavi e i romeni - sottolinea lo scrittore - usano poco il telefono, hanno delle piattaforme da cui si scambiano messaggi dai quali non hai la vera percezione di come si sente una persona. Non senti il suono della voce, non capisci se è dispiaciuta, allegra. Sono comunicazioni quasi automatiche quelle di Mirta. Le sue giornate di uno squallore attanagliante". Gli orfani bianchi sono "i ragazzi che finiscono negli orfanotrofi - spiega Manzini - ma hanno, come Ilie, una madre che non può occuparsene. Fra loro è altissima la percentuale di quelli che tentano il suicidio o diventano criminali. E' una grossa piaga sociale, adesso le cose stanno migliorando ma la Moldavia resta un paese poverissimo".
Storia di una madre che si sente terribilmente in colpa per aver abbandonato il suo bambino, ma anche storia del destino di questo figlio e nello stesso tempo storia di una donna che ha perso il suo senso della femminilità, così concentrata a tirare la carretta da non poter più pensare che qualcuno possa provare attrazione per lei, 'Orfani bianchi' ci mette di fronte a un "gioco al massacro", quello che si è creato da quando si è disintegrata la famiglia. "Con il boom economico è finita la famiglia clan italiana che funzionava con tutte le sue isterie.
E non si è trovata - spiega lo scrittore - un'alternativa valida. Quella di questi ultimi 50 anni è improntata alla solitudine. Non è bello quello che si vede, possibile che si debba vivere così?" spiega Manzini. E aggiunge: "Non sono un buonista, ma bisogna distinguere tra gli stranieri che vengono qui. Non sono tutti criminali".
Scura e piuttosto scorbutica come il vicequestore, la serie in sei puntate di Rai2 su Rocco Schiavone, per la regia di Michele Soavi con Marco Giallini, è "molto piaciuta" a Manzini che firma la sceneggiatura con Maurizio Careddu. "Sono felicissimo. E' stato fatto un bellissimo lavoro. Giallini era il più adatto a interpretare Schiavone, gli assomiglia. La prima volta che lo ho incontrato mi ha detto: 'lo hai scritto pensando a me questo romanzo?. Non era così, ma lui se lo sente davvero addosso questo personaqgio. Tutti hanno fatto le cose sul serio" dice Manzini e precisa che "dipenderà dal pubblico se ci sarà una seconda serie". "E' una cosa un po' nuova per la tv. Rocco è un poliziotto un po' particolare, si fa le canne, è uno che ruba. E' una serie che non vuole farsi amare a tutti i costi, anche le tematiche non sono proprio televisive, giustizia e legge non sempre combaciano" spiega lo scrittore.
Manzini, da Schiavone a badante moldava
Esce 'Orfani bianchi', mentre vicequestore arriva in tv