(ANSA) - ROMA, 24 OTT - Per vent'anni il Tenente Colonnello
dei Carabinieri Antonio Varisco fu il Comandante dei Tribunali
di Roma nel periodo dominato dalla "strategia della tensione",
dai tentativi di colpo di Stato, dal terrorismo di Destra e di
Sinistra, dalle vecchie e nuove organizzazioni criminali, dalle
massonerie, dai Servizi deviati, dallo spionaggio e da una
classe politica che ebbe in mano un potere spesso esercitato in
maniera capziosa. Varisco cadde vittima di un agguato due giorni
dopo l'uccisione dell'avvocato milanese Giorgio Ambrosoli,
liquidatore delle banche del mafioso Michele Sindona.
In dieci giorni furono abbattuti tre servitori dello Stato tra
Milano, Roma, Palermo. Avevano combattuto contro un nemico molto
potente, un fronte unico formato da criminali, politici collusi,
Servizi segreti e Massoneria deviati. A raccontarlo è Anna Maria
Turi nel libro, L'agguato sul Lungotevere - Storia del
colonnello Varisco (Edizioni Segno, 427 pp 20 euro).
Il volume rivela come l'ultima missione di Antonio Varisco si
era saldata con quella delle altre due vittime, solo che era lui
ad avere in mano le carte vincenti della denuncia contro i
principali nemici dello Stato. Era dunque il più esposto e il
martire per il quale doveva essere montata una grande
messinscena, dietro cui si potessero nascondere carnefici e
burattinai.
Se la magistratura resse le fila delle maggiori inchieste e
dei grandi processi sugli scandali di larga risonanza, sui
rapimenti e sulle morti eccellenti, Varisco fu definito
"Magistrato aggiunto" ed "Eminenza grigia" del Tribunale di
Roma.
Libro sull'agguato al colonnello Varisco
Storia ufficiale CC attivo durante la "strategia della tensione"