(ANSA) - ROMA, 18 NOV - Per chi negli anni Novanta aveva
venti anni c'era un pugno di "eroi belli e disperati, che
rifuggivano la fama e creavano musica mostruosamente bella e
sincera": Kurt Cobain, Eddie Vedder, Elliot Smith, Cat Power. "E
poi c'era lui, il più etereo, angelico e profondo di tutti, Jeff
Buckley". Cosi Federico Traversa spiega la genesi del libro
dedicato al giovane cantautore e chitarrista americano, morto a
Memphis a 30 anni la sera del 29 maggio del 1997, annegato nel
Wolf River dove era entrato vestito e con gli stivali per fare
un bagno. Qualche tempo fa la frase "Ancora mi manca Jeff
Buckley" che un Charlie Brown affranto dice a Lucy ha spinto
Traversa a mettersi all'opera per tracciare un ritratto nuovo
dell'artista. "Mi accorsi che l'unico modo per raccontarlo era
lasciare che a parlare fosse lui stesso", spiega
nell'introduzione a "Jeff Buckley, l'impressione di essere
eterno" (Chinasky Edizioni), curato con Marco Porsia e Francesca
D' Ancona, raccolta di "interviste perdute", edite o mai
pubblicate
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