Cultura

In un libro il mistero della "Scomparsa di Adinolfi"

Del magistrato si persero le tracce nel 1994 a Roma

Redazione Ansa

(ANSA) - PERUGIA, 28 GIU - La scomparsa del magistrato romano Paolo Adinolfi, del quale si persero le tracce la mattina del 2 luglio 1994 a Roma, è al centro del nuovo libro scritto da Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno, edito da Castelvecchi, in vendita nelle librerie e negli shop online, dedicato a una vicenda a lungo al centro di indagini della procura di Perugia.
    "La scomparsa di Adinolfi", questo il titolo del volume, è la ricostruzione di un caso giudiziario irrisolto da ventisette anni nel quale - spiegano gli autori - si intrecciano "vicende di malaffare e di sentenze aggiustate", storie che toccano la banda della Magliana e gli "interessi occulti" dei servizi segreti. Adinolfi aveva 50 anni quando scomparve ed era da poco alla Corte d'appello dopo anni di lavoro alla Sezione fallimentare del tribunale. Uscì di casa diretto al palazzo di giustizia senza più tornare.
    Ci saranno tanti avvistamenti, tante segnalazioni - ricordano ancora Fiorucci e Guadagno -, lo cercheranno anche nel lago Trasimeno, ma di Paolo Adinolfi non si troveranno più tracce.
    "Uno dei tanti buchi neri della storia italiana - affermano ancora gli autori - e un mistero rapidamente dimenticato anche dai colleghi". Adinolfi viene definito "un uomo dello Stato", un morto sul lavoro "da considerare vittima della sua determinazione e della sua inflessibilità. Un giudice scomodo, da eliminare". Ne sono convinti - affermano gli autori del libro - i familiari: la moglie Nicoletta Grimaldi e i figli Lorenzo e Giovanna "che ancora oggi chiedono giustizia e invitano a parlare coloro che sanno, almeno per ritrovare il corpo". "La scomparsa di Adinolfi" è un libro che ricostruisce le diverse fasi delle indagini, recupera i documenti originali dell'epoca e li aggiorna intervistando alcuni dei protagonisti. Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno hanno già pubblicato "Il divo e il giornalista" dedicato all'omicidio del giornalista Mino Pecorelli. (ANSA).
   

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