(di Alessandra Baldini) ll presidente George W. Bush non conosceva il nome del suo comandante in Afghanistan e non voleva trovare il tempo per incontrarlo.
Il racconto di "Dossier Afghanistan" si basa su documenti top secret e interviste con centinaia di persone che sapevano che il governo degli Stati Uniti stava presentando una versione distorta, e talvolta completamente inventata, dei fatti. I documenti erano frutto di un progetto federale commissionato per capire le cause del falimento della piu' lunga guerra della storia americana. "Parlavano francamente perche' pensavano che le loro dichiarazioni non sarebbero mai diventate pubbliche", spiega Whitlock che ha impiegato tre anni per ottenere il materiale usando il Freedom of Information Act. A differenza del Vietnam e dell'Iraq, l'invasione americana dell'Afghanistan dopo l'11 settembre 2001 ebbe inizialmente sostegno quasi unanime da parte dell'opinione pubblica.
All'inizio, gli obiettivi erano chiari: sconfiggere al-Qaeda e prevenire il ripetersi di attacchi terroristici. Tuttavia, dopo soli due anni e dopo la rimozione dei Talebani dal potere, la missione prese un'altra strada, lasciando l'esercito americano impantanato in un conflitto di guerriglia impossibile da vincere. Nessun presidente volle ammettere il fallimento: al contrario, Bush, Obama e Trump continuarono a inviare truppe affermando che si stavano facendo progressi pur sapendo che non c'erano prospettive realistiche di vittoria.
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