(ANSA) - ROMA, 04 OTT - ELISABETTA VILLAGGIO, FANTOZZI DIETRO
LE QUINTE, BALDINI-CASTOLDI (16 EURO)
"Per tutti era il personaggio famoso, l'attore, il comico, lo
scrittore, ma soprattutto Fantozzi che anche i bambini sanno chi
è. Per me è sempre stato e rimane mio padre".
Il volume, in libreria dal 30 settembre (Baldini+Castoldi, 16
euro), è un "memoir privato e un racconto corale", come lo
definisce la stessa autrice, sulla vita di Paolo Villaggio,
prima come padre e poi come interprete di uno dei più celebri
personaggi della commedia italiana, il ragionier Ugo Fantozzi.
La figlia Elisabetta ricorda vita e carriera del papà,
dall'infanzia a Genova alle sere d'estate a Boccadasse,
dall'amore vero incontrato a vent'anni al suo debole per Buñuel,
senza dimenticare la gavetta romana - cominciata in uno
scantinato umido a Trastevere e culminata con Federico Fellini -
e l'amicizia con Fabrizio De André. E poi l'ansia congenita, il
cibo come atto di sfogo, il ritiro, la malattia.
"Questa è la storia di 'uno che la felicità l'ha quasi
perseguitata' e che, quando se n'è andato, l'ha fatto tra gli
applausi. Tra novantadue minuti di applausi, s'intende", si
legge nella quarta di copertina. Il libro, pieno di curiosità e
aneddoti pubblici e privati del Villaggio attore e padre di
famiglia, regala anche alcune foto-simbolo, come quella in
compagnia di Mike Tyson o quella delle vacanze insieme con la
moglie.
"Mio padre era molto diverso dal personaggio che ha inventato
- spiega Elisabetta Villaggio - Fantozzi era il tipico sfigato
con un lavoro noioso e che non amava mentre mio padre nel campo
lavorativo era più che realizzato. Tuttavia aveva alcune
caratteristiche di Fantozzi: era totalmente incapace di
manualità. Non era in grado di mettere un chiodo nel muro, non
capiva nulla di tecnologia o di motori. Credo che non abbia mai
cambiato una ruota bucata e comunque non ne sarebbe stato in
grado. Era affascinato dal computer ma non riusciva neanche ad
avvicinarcisi e anche prima scriveva solo a manao perché non
sapeva usare la macchina da scrivere. Inoltre prima di usare i
suoi "camicioni" anche lui ogni tanto si metteva i pantaloni
ascellari. Però aveva anche in comune con Fantozzi la tenacia:
entrambi non mollavano mai la presa, entrambi non si davano mai
per sconfitti". (ANSA).
Libri: Elisabetta Villaggio, vi racconto il mio Fantozzi privato
"Papà diverso dal personaggio, ma avevano la stessa tenacia"