(ANSA) - ROMA, 19 OTT - 'PAOLO MIELI, ''IL TRIBUNALE DELLA
STORIA. PROCESSO ALLA FALSIFICAZIONI'' (Rizzoli, Pag.
''In fondo fare storia consiste proprio in questo: nella
ricerca di ogni genere di indizio o di prova che porti a
rivedere i giudizi dati in epoche precedenti. Non è necessario
che si tratti di un capovolgimento, è sufficiente una piccola,
millimetrica revisione. Da quella revisione, ancorchè quasi
impercettibile, potranno discendere riconsiderazioni
clamorose''. Tutto parte insomma dal Trattato sulla tolleranza
in cui Voltaire riportava la verità nella vicenda di un
processo, quello per la morte di Jean Calas che poi si rivelò
essere un suicidio, in cui anni prima aveva perso la vita un
innocente, ovvero il padre condannato a morte in tempi record.
Il fatto è che la storia si può rileggere e spesso viene fatto
sulla base del cambiamento della percezione e della sensibilità,
come in una sorta di processo a posteriori insomma. Mieli lo fa
con il suo consueto garbo e capacità in questo ''Il tribunale
della storia'', dove rimette in luce da un punto di vista
diverso momenti della storia fondamentali appunto. Sul banco
degli imputati Fidel Castro, ad Enea passando per Napoleone o
Filippo IV, Gesù e Catilina che poi forse tanto colpevole non
era. La parola alla difesa invece è per Togliatti e Cavour,
Masada e la leggenda nera dei pretoriani. ''Le sentenze - spiega
ancora Mieli - non possono essere contemplate come la meta
ultima di un processo a carattere storico. Anzi. Se si parla di
uno studio del passato, il verdetto finale deve essere sempre
considerato provvisorio''. Sottolinea Mieli che ''talvolta, nei
primi vent'anni del terzo millennio, è toccata addirittura a
capi di stato che di governo l'incombenza di rimettere in
discussione verità che sembravano acquisite in via definitiva'.
E di scusarsi con vittime riemerse dal passato'. Per l'autore,
che a questo scopo rilegge vicende e personaggi della storia,
''le pubbliche scuse non equivalgono dunque a sentenze
definitive. Sono prese d'atto di una modificata percezione delle
vicende del passato. Altre ne verranno. Ed è questo il risultato
del lavoro del tribunale che nell'era dell'informazione è sempre
riunito. In seduta permanente''. (ANSA).
Paolo Mieli, processo a falsificazioni della storia
Non è necessario un capovolgimento basta una piccola revisione