(di Paolo Petroni)
(ANSA) - ROMA, 07 NOV - ''Il suo posto viene subito dopo
quello di Shakespeare", scriveva Sigmund Freud a proposito di
Fedor Dostoevskij, di cui giovedì 11 novembre ricorrono i 200
anni dalla nascita, nel 1821. "I 'Fratelli Karamazov' sono il
romanzo più grandioso che sia mai stato scritto, l'episodio del
Grande Inquisitore è uno dei vertici della letteratura
universale, di bellezza inestimabile''.
E poi c'è anche la sua vita. Prima il successo a 25 anni,
ingegnere con la passione per la scrittura che con ''Povera
gente'', in cui tra grottesco e pietà è già tutta la sua
sofferta partecipazione con chi vive tra umiliazioni e miseria,
diventa il caso letterario del 1846. Pochi anni prima era morto,
ucciso, il padre e lo scrittore aveva avuto allora la prima
crisi di quell'epilessia che lo segnerà sempre, tanto più dopo
che nel 1949 viene arrestato per aver frequentato un gruppo che
si ispira a un socialismo utopistico e condannato a morte, con
l'esecuzione sospesa solo quando era già sul patibolo, e
commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia (da cui
nascono le terribili ma non disperate ''Memorie di una casa
morta'' ) e poi altri quattro anni di esilio da Pietroburgo.
Dopo quelle esperienze, la sua scrittura e il suo raccontare
i personaggi andrà trasformandosi e procederà non più per
esterna descrizione, ma per una sorta di bruciante
partecipazione e indagine sulla doppiezza dell'essere umano e la
sua sete di vivere, la sua bipolaraità, tra l'abiezione e il
riscatto, ''tanto più avevo coscienza del bene... tanto più
affondavo nel mio fango''. Pubblica quindi ''Umiliati e offesi''
e poi nel 1864 ''Memorie del sottosuolo'', lo steso anno in cui
gli muoiono il figlio, la moglie sposata durante l'esilio, e
poco dopo l'amato fratello Michail, che lo lascia coperto di
debiti. Dopo, ''tutti i personaggi dei suoi principali romanzi
avranno un sottosuolo, e vi penetreranno per poi risorgere
rigenerati o per affondarvi senza speranza, senza soluzione'',
come scrive Franco Malcovati, curatore di molte opere di
Dostoevskij in italiano.
Per cercare di far fronte a quel che deve pagare, lo
scrittore si dà al gioco, precipitando sempre più in una
situazione disperata. Scrive ''Delitto e castigo'', il grande
romanzo sul pentimento e l'espiazione col protagonista che fa i
conti con la propria amoralità di essere che si credeva
superiore, e poi, con radici autobiografiche, ''Il giocatore''
travolto dalla passione per la roulette. Lo detta a Anna
Grigorevna, che diverrà sua moglie, con la quale attraversa
l'Europa e arriva a Firenze, dove comincia a scrivere
''L'idiota'', sconfitta esistenziale di un uomo totalmente
buono, quasi contraltare dei suoi tanti personaggi scissi e rosi
dai dubbi. La sua del resto è una sorta di letteratura noir
dell'anima, che racconta di omicidi, stupri, malattie, eccessi
di personaggi nobili e/o miserabili, eroi solitari e irrisolti,
drammaticamente alle prese con se stesi, con le diverse e
contrastanti facce del proprio essere, in cui è tutto il male e
il bene di ogni uomo. Nel 1973 pubblica ''I demoni'', dove
sembra riflettere in modo nuovo sui temi dei romanzi precedenti,
dal nichilismo all'atto gratuito e l'assenza di Dio.
Scrive poi molte altre cose, tra cui racconti lunghi di rara
qualità e poesia come ''La mite'' (una cui riduzione teatrale di
Nicola Zavagli con Beatrice Visibelli va in scena proprio l'11
novembre al Teatro dei Fabbri di Trieste) o la storia di un
giovane in ''L'adolescente'' e, infine, la grandiosa narrazione
de ''I fratelli Karamazov'' con la contrapposizione tra il male,
l'odio tra padre e figlio, e la purezza del bene, che esce a
dicembre 1980, poco prima che Dostoevskij abbia un grave crisi
respiratoria e muoia il 9 febbraio 1981, 140 anni fa.
Notazioni, queste, forzatamente superficiali che vorrebbero
spingere a rileggere questo complesso e grandissimo autore, come
ha fatto per esempio, in vista di questo bicentenario, Paolo
Nori, recente autore di ''Repertorio dei matti della letteratura
russa. Autori, personaggi, storie'' (Salani) e che ha ora
pubblicato ''Sanguina ancora - L'incredibile vita di Fedor
Dostoevskij'' (Mondadori) e ha firmato la prefazione alla
riedizione di ''Un certo Dostoevskij - biografia polifonica in
lettere, diari e testimonianze'' a cura di Pavel Fokin (Utet),
notando che ''se un lettore cerca il vero Dostoevskij, non lo
troverà in questo libro, troverà invece, in questo testo
polivoco, appassionato e appassionante, diversi Dostoevskij,
molti Dostoevskij, in contraddizione l'uno con l'altro, dai
quali poi, alla fine, ogni lettore potrà ricavare il proprio'',
il che vale per chiunque si appresti a leggere oggi almeno
alcuni dei suoi romanzi e racconti, molti dei quali in nuove
edizioni per l'occasione, così come nuovi saggi esegetici, tra
cui da notare ''Dostoevskij, lo scrittore della mia vita'' di
Julia Kristeva (Donzelli). (ANSA).
>>>ANSA/ Dostoevskij 200 anni dopo e l'assoluto che è in noi
Freud: viene subito dopo Shakespeare, vertice letteratura mondo