(di Rodolfo Calò)
(ANSA) - IL CAIRO, 21 GIU - Il ruolo dell'abituale ricorso
all'inganno giocato nel suo più recente romanzo "Nulla di vero",
in lizza per il Premio Strega e già vincitore nella sezione
"Giovani", è stato illustrato dall'autrice Veronica Raimo in una
conferenza virtuale in cui ha sottolineato fra l'altro
l'impostazione "destrutturata" del proprio libro. Rispondendo
a domande in un incontro su Zoom organizzato dall'Istituto
italiano di cultura (IIC) del Cairo nel tardo pomeriggio di
ieri, l'autrice di "Miden: romanzo" del 2018 pubblicato anche in
Usa, Gb e Francia ha evidenziato l'impatto avuto sulla propria
scrittura dall'esperienza di traduttrice di autori statunitensi.
"L'impostura è la traccia" sottesa "a tutto il libro tanto
che il titolo di lavorazione era 'L'età dell'impostura',
originariamente", e lo era "rimasto per tanto tempo", ha detto
Raimo reagendo a una sollecitazione di Davide Scalmani, il
direttore dell'IIC cairota. Il titolo attuale "è nato da una
chiacchierata telefonica con Marco Rossari",co-autore del suo
volume di poesie 'Le bambinacce'". "Se c'è un filo conduttore
in tutti questi aneddoti sparsi", "un senso" sia "cronologico
che spaziale, è proprio l'impostura", ha insistito Raimo sempre
nel riferirsi a "Niente di vero": "Questo libro, che non
considero assolutamente un'autobiografia, né una cronaca del mio
vissuto", "è un mettere in discussione la possibilità stessa di
essere trasparenti con noi stessi". "Ci sono un po' di
personaggi ispirati a persone vere che conservano anche i loro
nomi", ha detto la scrittrice romana aggiungendo di aver
"chiesto l'autorizzazione a tutti". Però ce ne sono "altri" che
"un po' mi servivano" per "il tipo di registro che avevo
adottato", ad esempio "per esagerare un certo effetto comico".
La co-sceneggiatrice del film "Bella addormentata" di Marco
Bellocchio ha detto di aver "messo insieme dei ricordi più o
meno veri", "inventati" e "manipolati della mia vita" e di
quella di "altri". "Il tradimento altrui, in maniera
trasformativa, può farci riflettere sui nostri tradimenti":
"l'accettazione di un tradimento altrui come una possibilità di
tradire", ha sostenuto Raimo. Parlando dei propri libri, li
ha definiti "tutti abbastanza destrutturati", composti "di vari
tasselli senza un arco narrativo solido", "come una sorta di
affresco". "Non c'è un'idea originaria" del racconto, ha ammesso
sempre rispondendo a domande anche dei lettori: "non ce l'ho
quasi mai", "non avevo un progetto preciso", ha insistito
tratteggiando la genesi del libro in lizza per lo Strega. Con
all'attivo traduzioni italiane fra gli altri di Francis Scott
Fitzgerald (Di qua dal paradiso) e Ray Bradbury (Cronache
marziane), Raimo ha detto che "all'inizio non pensavo che il
lavoro di traduttrice avesse questa influenza così grande sulla
mia scrittura; adesso invece mi rendo conto" quanto ne abbia
avuto. "Una cosa che sicuramente mi è venuta dalla traduzione è
il cercare di avere", ha precisato la scrittrice, una "lucidità
di pensiero" e "un certo rigore": il peggio che "può capitare a
chi traduce è che una frase non abbia senso" o sia "pretenziosa,
però fatta male", ha constatato. (ANSA).
Veronica Raimo, come racconto l'impostura con noi stessi
Autrice di 'Niente di vero' e vincitrice dello Strega Giovani