Maddalena, San Giovanni e poi Cristo e San Pietro e San Matteo, una folla di volti nei capolavori dipinti da Michelangelo Merisi ovvero da Caravaggio e nei secoli smarriti, rubati, perduti, forse distrutti forse no. Certo la sua vita complicata non ha aiutato, una vita segnata da vicende che ancora oggi meritano l'attenzione del grande pubblico e che ora tornano nel film diretto da Michele Placido, L'ombra di Caravaggio - dal 3 novembre nelle sale - dove alla lettura storica si affianca la fiction per le tante zone oscure che nella vita dell'artista permangono ancora avvolte nel mistero, compresi i tanti quadri di cui si sono perse le tracce. La sua fama poi ha moltiplicato le copie confondendo gli esperti sempre a caccia di possibili ritrovamenti, senza perdere le speranze.
Non le perde Francesca Cappelletti, che un quadro di Caravaggio - la cattura di Cristo - lo ha ritrovato veramente nel 1993 a Dublino. Cappelletti è attualmente direttrice della Galleria Borghese a Roma, ''casa'' della più vasta collezione di quadri di Caravaggio nella sala a lui intitolata, l'ottava del meraviglioso edificio una volta chiamata del ''fauno'' per la grande statua che la occupa al centro e che oramai i tanti visitatori guardano solo velocemente per concentrarsi sui quadri. ''In realtà - racconta Cappelletti all'ANSA - la Galleria Borghese di Caravaggio ne possedeva anche un altro, era un Cristo alla colonna, un Ecce homo. Ci sono copie fatte qui in galleria dall'inizio dell'Ottocento. Due secoli di tracce non sono così impossibili da ricostruire, forse ce la possiamo fare a ritrovarlo''.
Lei però è molto affascinata anche dalle opere che appartenevano alla collezione Giustiniani come il San Matteo e l'angelo, il Cristo nell'orto e il Ritratto di Fillide che sono andate smarrite dopo l'incendio del deposito di Friedrichshain del 1945, durante la seconda guerra mondiale. ''Io non scrivo mai 'distrutte' quando ne parlo perchè rifiuto l'idea che non si possano ritrovare, come è accaduto ad altre opere che erano insieme ai Caravaggio nella stessa circostanza e sarebbe importantissimo riuscire a farlo'', dice ancora Cappelletti.
''Sono quadri di cui abbiamo anche le foto - aggiunge - come della Natività rubata a Palermo dall'oratorio di San Lorenzo nel 1969''. Non esclude la studiosa ''che si possa ritrovare il san Matteo con l'Angelo, la cui prima versione fu rifiutata e poi ricomprata. Questi storici rifiuti che si attribuiscono ai committenti delle opere del Merisi - aggiunge - forse sono anche un pochino romanzati. Del resto il suo maggiore biografo fu il Baglioni che era anche suo acerrimo nemico, il suo oppositore, aveva tutto l'interesse a metterlo in cattiva luce''. Fatto sta che le opere di Caravaggio in realtà furono molto riprodotte anche mentre lui era in vita, a riprova del suo straordinario successo. Accadde ad esempio per la Maddalena in estasi che dovrebbe essere una delle opere che l'artista portò nel suo ultimo viaggio da Napoli a Porto Ercole. Pare che avesse con sé tre tele, ovvero due San Giovanni Battista e una Maddalena che nel film di Placido s'immagina che vengano portare via da l'Ombra, il misterioso personaggio della Santa Inquisizione interpretato da Louis Garrel. ''La Maddalena ha veramente una storia curiosa perché rimase con lui per tutto il tempo della fuga finendo poi per rimanere - forse per qualche tempo ma non è chiaro - nella bottega napoletana di un pittore fiammingo, Louis Finson, che ne fece molte copie. Ne furono tratte almeno venti tanto era piaciuta. Perché la tenne per quattro anni? Si può riflettere a lungo ma certo è difficile immaginare che se la portasse sempre dietro''. Insomma ci sono da fare ancora grandi indagini ''non impossibili in alcuni casi'', sostiene la studiosa che a Caravaggio vorrebbe dedicare presto un libro.
''Mi sono resa conto che non esiste in realtà un volume che metta insieme in modo divulgativo la sua biografia con la descrizione delle opere e la mappa, complessissima, dei luoghi in cui si trovano. Sarebbe bello riuscire a raccontarlo''.
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