(di Paolo Petroni)
(ANSA) - ROMA, 10 NOV - Mentre la guerra l'abbiamo così
vicina e con lo spettro di cataclismi terribili, rileggere Kurt
Vonnegut, scomparso nel 2007, e in particolare il suo capolavoro
''Mattatoio N. 5'' sarebbe cosa utile.
Il romanzo nasce dall'esperienza personale di Vonnegut, che,
di origine tedesca si arruolò volontario durante la seconda
guerra mondiale e finisce nella Ardenne, dove, come poi toccherà
al suo personaggio Billy, viene fatto prigioniero dai tedeschi e
trasferito a Dresda, che scopre essere la magnifica Firenze
della Germania. Al centro della narrazione è poi il terribile
bombardamento a tappeto della città, che lo sconvolge e da cui
si salva con altri prigionieri americani perché si nascondono in
un sotterraneo del macello in disuso in cui sono rinchiusi,
conosciuto come ''Mattatoio n. 5''.
Nel primo capitolo l'autore racconta di voler scrivere
quella storia, ma in prima persona non funziona, quindi
attribuisce tutto a Billy Pilgrim, soldato americano
disorientato, fatalista, che odia la guerra e si rifiuta di
combattere, ma finisce appunto prigioniero a Dresda. Dopo la
guerra, Billy, tornato negli Usa, viene chiuso in una clinica
psichiatrica per stress post traumatico e scopre la narrativa di
fantascienza, si sposa e è catturato da una nave spaziale aliena
e portato sul pianeta Tralfamadore. E' in questi spostamenti tra
il realistico e il fantastico, giocando sul paradossale, che sta
il fascino e la forza particolare di Vonnegut. Billy così si
perde anche indietro e avanti nel tempo e, di nuovo sulla terra,
parla della sua avventura spaziale, ma nessuno gli crede. Poi,
in albergo, si addormenta e viaggia nel tempo ritrovandosi nel
1945 a Dresda, dove il libro si conclude come finiva il primo
capitolo: mentre Billy cammina tra le macerie della città, si
poggia a terra un uccellino ignaro e cinguetta ''poo-tee-weet'',
perché su un disastro con on più decine e decine di migliaia di
morti, non c'è altro da dire che abbia senso.
Tutto scritto con uno stile e una costruzione narrativa come
frantumata, quasi espressione stessa della violenza narrata,
''Mattatoio n. 5'' è considerato uno dei romanzi esemplari e
manifesto del moderno pacifismo, oltre che opera sulla vanità
dell'esistenza. Per questo scrittore, oggi studiato dalla
critica e amatissimo dai giovani per la sua fantasia e per un
personale sperimentalismo postmoderno, non c'è stato mai alcun
premio, di quelli importanti: a suo tempo era popolare come
intellettuale pacifista al tempo della guerra in Vietnam,
definito dal New York Times ''il romanziere della
controcultura'', più che come grande scrittore, e anche in
seguito venne osteggiato nelle biblioteche pubbliche e
scolastiche, assai prima delle attuali campagne moraliste o
politically correct, per le sue narrazioni definite disfattiste
e depravate per quella miscela di elementi fantastici con una
satira, spesso corrosiva, politica e sociale, condita di
scetticismo e humor nero.
Vonnegut esordì nel 1952 col romanzo ''La società della
camicia stregata'' racconto fantascientifico che descrive in
chiave satirica l'anti-utopia di un'America diventata succube
della tecnologia, cui seguirono ''Le sirene di Titano'', in cui
compare per la prima volta il pianeta Tralfamadore, quindi
''Ghiaccio nove'', altra narrazione contro guerra e violenza con
al centro la giornata in cui fu sganciata la bomba atomica su
Hiroshima, subito un grande successo con la nomination per il
Premio Hugo, il più importante per la letteratura
fantascientifica, e fu riferimento per l'assegnazione di una
laurea ad honorem in antropologia dall'Università di Chicago,
due anni dopo l'uscita, nel 1969, anche di ''Mattatoio N.5''.
Seguiranno vari altri romanzi, tra cui si ricordano ''La
colazione dei Campioni'', ''Il grande tiratore'', ''Galapagos'',
''Hocus Pocus'' su reduci dal Vietnam e l'ultima opera,
''Cronosisma'', in cui l'universo in crisi decide di tornare
indietro di una decina d'anni, occasione per tutti per non fare
più gli stessi errori, che invece verranno ripetuti con le
medesime conseguenze. Dei suoi racconti, firmando una
prefazione, David Eggers ha recentemente scritto che ''la prosa
è limpida e il passo celere, e la soddisfazione che si prova
davanti a un po' di chiarezza morale, un po' d'ordine lineare
portato nella complessità di questo mondo, non potrà mai essere
abbstanza lodata''. Per capirlo si legga anche il discorso
autobiografico irriverente e brillante fatto a giovani
universitari, ''Quando siete felici, fateci caso'', edito da
Minimum Fax. (ANSA).
Kurt Vonnegut, pacifista da rileggere 100 anni dopo
autore di 'Mattatoio N. 5', scrittore fantastico e satirico