Cultura

Fantasmi dalla Russia, indagine su 90.000 dispersi italiani

Un giallo storico ricostruisce la sorte di chi non è mai tornato

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 11 APR - "FANTASMI DALLA RUSSIA - IL MISTERO DEI DISPERSI ITALIANI" (EDIZIONI CHILLEMI PP 214 E. 14.25) Novantamila dispersi. Come se gli abitanti di una città delle dimensioni di Pisa, Lucca o Catanzaro, scomparissero nel nulla, senza lasciare alcuna traccia della loro esistenza. Quella del corpo di spedizione italiano che tra il 1942 e il 1943 prese parte alla disastrosa campagna di Russia è una delle pagine più drammatiche della Seconda guerra mondiale. Eppure quel pezzo di storia non è mai stato illuminato abbastanza. Quale fu la sorte dei prigionieri italiani? In che condizioni vissero la prigionia e che fine fecero le decine di migliaia di soldati che non tornarono? A provare a dare una risposta a questi interrogativi ancora irrisolti è Matteo De Santis con "Fantasmi dalla Russia - Il mistero dei dispersi italiani" edito dalle Edizioni Chillemi: una ricostruzione attenta e dettagliata, che punta a fare luce su molti aspetti della vicenda, con una narrazione a tratti cruda e serrata, inevitabilmente adatta a riportare a galla situazioni in alcuni casi oltre il limite della sopravvivenza. Con un lavoro da storico e insieme da giallista, l'autore ricostruisce un tassello importante della nostra storia recente usando come base di partenza l'importante materiale inedito proveniente dall'archivio storico della Croce Rossa Italiana.
    Proprio la Croce Rossa - che per più di trent'anni, dal 1960 al 1993, si occupò delle ricerche dei soldati italiani in coordinamento con la controparte sovietica - si è infatti resa protagonista dei maggiori sforzi per provare a dare qualche fondamento alle speranze delle famiglie dei dispersi, che ancora credevano nella possibilità che i loro cari fossero ancora vivi nell'ormai ex Unione Sovietica. Fra rimpatri iniziali, "trattenuti" per motivi politici, rientri alla frontiera dopo anni dalla fine del conflitto di ex militari che avevano percorso l'Europa a piedi pur di tornare a casa, il libro si fa spazio fra le resistenze del Cremlino e quell' "ondivaghismo sovietico" che per anni hanno reso oltremodo difficile il compito di chi cercava testimonianze dei sopravvissuti per evitare che diventassero, appunto, fantasmi.
    L'ipotesi che qualche disperso potesse essere rimasto in Russia, alla luce della documentazione esclusiva, diviene dunque dolorosamente reale, connotando la terribile questione della prigionia di un senso di tragico abbandono e di cancellazione della memoria. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it