(di Francesco De Filippo)
(ANSA) - TRIESTE, 18 APR - ARIANNA MORTELLITI, "QUELLA VOLTA
CHE MIA MOGLIE HA CUCINATO I PEPERONI" (MONDADORI, pp.147 -
17,50 euro) E' difficile valutare obiettivamente il primo libro
di un autore o una autrice se è parente di un grande scrittore:
si finisce per parlare del rapporto tra i due, si tenta di
sbirciare nella vita di quest'ultimo attraverso gli occhi del
parente e si perde di vista il libro, in qualche modo dando per
scontato che, se l'opera è buona, è perché c'è lo zampino
dell'Autore, e se non lo è, che è stata pubblicata grazie
all'influenza di questi. Bene, non è il caso di "Quella volta
che mia moglie ha cucinato i peperoni" di Arianna Mortelliti.
Per più ragioni. Perché l'Autore in questione non ha mai
letto il libro (della nipote) in quanto scritto dopo la sua
scomparsa; in secondo luogo in quanto il libro è oggettivamente
bello e maturo, prescindendo da legami di consanguineità.
Dunque, si potrebbe ironizzare dicendo che mai peperoni furono
più facili da digerire, ma il volto dolce e acqua-e-sapone di
Arianna Mortelliti cela una grande determinazione e soprattutto
un dolore profondo, distillato nel libro, riconducibile allo
strappo causato dalla agonia e poi dalla morte del nonno, Andrea
Camilleri.
Peperoni succosi, libro intenso; composto di rimbalzi
continui nel tempo e nello spazio che sono i pensieri e i
ricordi dei familiari - quasi tutte donne - che ogni giorno
vanno in ospedale per sincerarsi delle condizioni di salute del
capostipite, Arturo, un uomo di 95 anni ricoverato in stato di
coma leggero.
Pochi minuti al giorno, ognuno entra nella stanza e parla -
si confessa - ad Arturo, nella speranza del suo risveglio. Non è
solo un appuntamento quotidiano ma un momento catartico, di
riflessione e di autoanalisi. Non c'è dialogo: così come ogni
componente della famiglia - Carolina, Dado, Nina, Margherita e
altri - è bloccato in se stesso, nei suoi segreti e nelle
proprie paure, anche Arturo è immobilizzato nel suo stato
vegetale sebbene a suo modo "veda" e "senta" ciò che gli accade
intorno. Eppure - come nel miracolo della vita, in cui ciascun
essere umano è solo ma parte di un arcipelago nei cui codici e
regole si riconosce e si affida - la famiglia Baldi e affini
come un mosaico diventa una storia corale. Una famiglia affiata
e coesa, a dispetto di sregolatezze e tradimenti. Come in ogni
famiglia: la straordinarietà della vita quotidiana.
Consanguineità: Maurizio de Giovanni ne scrive in quarta di
copertina, richiamando una legge biologica chissà quanto
scientificamente fondata ma a cui ci piace credere, "il sangue
ha le sue ragioni. E non mente mai". (ANSA).
i digeribili peperoni di Arianna Mortelliti
Romanzo della nipote di Camilleri. De Giovanni, sangue non mente