Cultura

Anna Laura Messeri, la maestra degli attori si racconta

Cinquant'anni da insegnante di recitazione allo Stabile a Genova

Redazione Ansa

(ANSA) - GENOVA, 20 APR - ANNA LAURA MESSERI, LE REGOLE DEL GIOCO (FRANCO ANGELI). Marco Sciaccaluga, Valerio Binasco, Elisabetta Pozzi, Enrico Campanati, Sara Bertelà, Lisa Galantini, Manuela Arcuri, Massimo Mesciulam, Ezio Paci, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Maurizio Lastrico. Sono solo alcuni dei trecento fra attori e registi che si sono formati alla scuola di recitazione dello Stabile di Genova con Anna Laura Messeri. Chiamata da Ivo Chiesa, la Messeri si è identificata con la scuola per circa 50 anni contribuendo al suo prestigio.
    Ora si racconta nel libro sulla didattica teatrale Le regole del gioco, edito da Franco Angeli.
    "Sull'insegnamento in campo teatrale esistono diversi testi in circolazione ma partono tutti da un livello più alto: si occupano essenzialmente di interpretazione. A me premeva focalizzare l'attenzione sulla fase iniziale per trasmettere certi principi essenziali se si vuole affrontare lo studio della recitazione evitando idee devianti, illusioni e quant'altro.
    Quando insegnavo nel primo anno di corso c'ero solo io con un orario fitto giornaliero: l'impostazione iniziale è fondamentale. A me premeva dare le basi" spiega.
    Nell'immaginario l'elemento principale per fare l'attore è la voce. Lei parte da esercizi fisici.
    "La voce è una manifestazione del corpo. Usare il proprio corpo significa sciogliersi. Spesso quando i giovani si iscrivono e iniziano a lavorare sono ingessati. Avere consapevolezza della propria fisicità è essenziale" spiega Messeri.
    "A me il teatro piaceva farlo, non insegnarlo per cui quando mi ci sono trovata non ero per nulla contenta - racconta -. E' stato Ivo Chiesa, una personalità straordinaria, a indirizzarmi su questa strada dopo avermi visto impegnata in incontri di successo con il pubblico". Una carriera di cinquant'anni densa di ricordi, il più bello? "Il momento in cui ho scoperto che era bello insegnare: ho capito che attraverso questo lavoro mi esprimevo ed ero utile ai giovani. Il rapporto con i giovani è sempre emozionante. Tutti gli allievi mi hanno fatto ammattire.
    Non c'è mai un percorso del tutto pacifico. E quando qualcosa non funziona occorre intervenire perché chi è opaco è giusto che non vada fino in fondo!". (ANSA).
   

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