(ANSA) - ROMA, 22 GIU - SEAMUS HEANEY - 'ON HOME GROUND -
COME A CASA' - (SAMUELE EDITORE, PP. 136, 15 EURO)
E' un dialogo a distanza fra due grandi poeti che si ritrovano
uniti dal senso comune per una lirica fatta di rime esistenziali
e paesaggistiche nonostante origini e collocazione diverse nella
storia della letteratura: il Nobel irlandese Seamus Heaney e
Giovanni Pascoli, nato a San Mauro di Romagna nel 1855. Nella
raccolta 'On Home Ground - Come a casa' di Samuele Editore, il
poeta morto a Dublino nel 2013, di cui quest'anno (il 30 agosto)
ricorrono i dieci anni dalla scomparsa, ha tradotto i versi di
Pascoli partendo dall''Aquilone', seguendo il filo ideale di
quella lirica capace di avvicinare due mondi così lontani e allo
stesso tempo così vicini, fra gli aratri dell'infanzia tirati in
Irlanda dai cavalli e in Romagna dai buoi, sempre in mezzo alla
nebbia. Il libro è curato da Marco Sonzogni, professore di
italianistica e comunicazione interculturale all'Università di
Wellington, in Nuova Zelanda, e a lungo amico del premio Nobel,
considerato quindi il suo massimo conoscitore. Come sottolinea
Matteo Bianchi nell'editoriale della rivista 'Laboratori
Critici', pubblicata dello stesso editore e dedicata proprio a
'On Home Ground', ci sono due episodi emblematici ricordati da
Sonzogni sulla vita del poeta che descrivono molto bene la sua
riservatezza, quasi ritrosia, rispetto al successo
internazionale. Negli anni Ottanta compilò con esitazione il
modulo per iscrivere i propri figli a scuola indicando la parola
'file' (poeta in irlandese) nello spazio riservato alla
professione: aveva da poco lasciato il suo lavoro stabile a
Belfast per dedicarsi interamente alla scrittura. In un altro
caso, già anziano, di fronte all'ex presidente americano Bill
Clinton e all'ex premier irlandese Bertie Ahern si domandò
pubblicamente "Why me?" (perchè io?) non riconoscendosi in
quella fama per lui così estranea. La raccolta su Heaney è un
modo per riprendere il pellegrinaggio compiuto dal premio Nobel
nel 2012, un anno prima della morte, quando visitò i luoghi di
Pascoli, incluso quel paese romagnolo che aveva preso il suo
nome, diventando San Mauro Pascoli. ''Mi sento un po' un intruso
nel suo territorio - disse Heaney in quell'occasione - tuttavia,
per alcune importanti somiglianze, tra il suo territorio natio e
il mio, sento nello stesso tempo certe affinità'''. E il poeta
irlandese non perde mai questo orizzonte nella traduzione di
Pascoli con l'idea che tutto dipenda dalla possibilità di
accordare il testo originale alla propria immaginazione, alla
propria espressività e alla propria "postura" civile e
artistica. (ANSA).
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