Cultura

Cartarescu, viviamo in una sensazione di fine

Star a Mantova: 'Tanti gli autori dell'Est che hanno innovato'

Redazione Ansa

(dell'inviata Mauretta Capuano) (ANSA) - MANTOVA, 07 SET - Mircea Cartarescu, il grande scrittore romeno più volte candidato al Premio Nobel, vera star del giorno d'apertura del Festivaletteratura di Mantova, non vede facili vie di salvezza nel nostro presente. "Siamo su una soglia della storia. Abbiamo la sensazione di un nuovo millenarismo, sentiamo una sensazione di fine che ho il timore sia diffusa in tanti di noi. È un momento molto grave che mi auguro saremo capaci di superare" dice all'ANSA. Al festival con il suo ultimo libro uscito in Italia, Melancolia, pubblicato da La nave di Teseo nella traduzione di Bruno Mazzoni, lo scrittore racconta in tre storie la separazione nell'infanzia, la solitudine e l'amore nell'adolescenza e nell'età della ragione, con prologo ed epilogo. Lo fa nel suo stile irripetibile che mescola mito, realismo magico, metafisica, espressionismo e poesia con nume tutelare del libro un portale che si rifà a Giorgio De Chirico. "Ci sono tanti problemi convergenti che è difficile decidere da quale cominciare per difendersi: pandemia, guerra, il pericolo dell'intelligenza artificiale che nessuno sa dove arriverà. Il pericolo del riscaldamento globale, della distruzione dell'ambiente in cui dobbiamo vivere e abbiamo anche guerre culturali che inglobano aspetti religiosi e che riguardano idee più conservatrici in contrapposizione a idee più progressiste" spiega lo scrittore che è sempre stato "uomo del centro. Cerco di rimanere in una posizione equilibrata". Nonostante tutto Cartarescu resta comunque ottimista. "Ci sono - dice - innumerevoli cose belle ancora presenti e tra queste l'arte e la letteratura che sono quelle che amo più di tutto".
    Non si stupisce Cartarescu della grande attenzione per gli scrittori dell'Est che sono tanti anche al Festival, a partire dalla Premio Nobel Olga Tokarczuk fino alla bosniaca Elvira Mujčić in dialogo con lui nella serata inaugurale su Scrivere è una questione di fede.
    "I nomi degli scrittori dell'Est che hanno innovato in ambito letterario sono più che numerosi: Olga Tokarczuk, l'ungherese László Krasznahorkai, il bulgaro Georgi Gospodinov, l'ucraino Andrei Kurkov e voglio citare anche l'ungherese Peter Nadas. Tutti autori e autrici di rilievo con i quali ho rapporti di ottima amicizia. Sia come gruppo che come autori oggi attraggono perché nessuno di loro ha imparato a scrivere letteratura in un corso di scrittura creativa e ciascuno ha potuto sviluppare la propria creatività letteraria" sottolinea.
    Poeta prima che narratore, Cartarescu del Nobel per la Letteratura al quale è stato dato più volte per favorito dice: "non faccio altro che pensare alla mia scrittura e ai miei lettori. Tutto questo mi è più che sufficiente. Le altre cose, onori e premi sono benvenuti ma non è la cosa a cui mi dedico".
    Ancora oggi dice l'autore di Nostalgia e della trilogia Abbacinante, "mi considero essenzialmente un poeta perché la poesia non è solo un'arte della parola ma un modo di vedere le cose. Ho cercato di vedere la bellezza dappertutto anche dove altri non riuscivano a vederla".
    Come in tutti i suoi libri in Melancolia - dove un bambino di 5 anni è convinto che la mamma, uscita per fare la spesa, non tornerà e un altro bambino è disposto a tutto per salvare la sorellina Isabel ammalata - c'è una grande attenzione a piccoli e adolescenti. "Non occorre che sia io a dire che i bambini hanno una bellezza speciale, una pura grazia anche nei momenti di crudeltà che la rendono più concreta e interessante. Negli adolescenti è affascinante l'ambiguità, il loro collocarsi al centro di femminilità e mascolinità" spiega. Melancolia è "un libro che amo moltissimo, è quello che ho scritto meglio di tutti gli altri" aggiunge. Mentre il più ambizioso, quello che Cartarescu considera il suo 'Cent'anni di solitudine', è Theodoros che in Italia dovrebbe uscire a maggio per Il Saggiatore. "E' la narrazione fantastica di un servo del sud della Romania che ha il sogno di diventare imperatore e riesce a realizzarlo in Etiopia. E' un romanzo dal passo storico che si svolge nel XIX secolo con personaggi reali come la Regina Vittoria e altri inventati, ma la storia arriva al 2041" racconta. (ANSA).
   

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