Cultura

Cristina Rivera Garza, mia sorella, i femminicidi e l'impunità

In Italia con L'invincibile estate di Liliana

Redazione Ansa

(di Mauretta Capuano) (ANSA) - ROMA, 17 MAR - CRISTINA RIVERA GARZA, L'INVINCIBILE ESTATE DI LILIANA (SUR, PP 300, EURO18). Il 16 luglio 1990 quando Liliana Rivera Garza, 20 anni, studentessa di architettura, viene uccisa a Città del Messico dal suo ex fidanzato Angel Gonzalez Ramos, che scappa immediatamente restando impunito, mancavano tante parole per raccontare questa storia. "Si poteva fare soltanto all'interno del discorso del delitto passionale che colpevolizza la vittima ed esonera l'aggressore" dice all'ANSA Cristina Rivera Garza, una delle scrittrici messicane più famose e stimate della sua generazione.
    In Italia con il memoir 'L'invincibile estate di Liliana', nelle nostre librerie per Sur nella traduzione di Giulia Zavagna, in cui ricostruisce la storia di sua sorella, ci mostra quanto sia importante il linguaggio condiviso, quanto sia mancato e come sia fondamentale la solidarietà fra le donne di tutto il mondo.
    Da tempo voleva scrivere questo libro, ma la scintilla è stata l'apertura dell'Archivio personale di Liliana. Lettere, biglietti, disegni, alcuni riportati in questo memoir con un carattere tipografico diverso.
    "È successo che volevo riaprire il caso giudiziario di mia sorella e cercavo un contatto con i suoi amici, speravo di trovare una rubrica telefonica, degli indirizzi. Sapevo che avevamo conservato le scatole con tutte le cose di Liliana e così le ho aperte. Quello che ho trovato mi ha sorpresa moltissimo. Toccare quelle carte mi ha dato una sensazione molto forte della sua presenza e questa esperienza è il cuore formale ed emotivo del libro, è quello che voglio condividere con i lettori perché la storia si sa già come va a finire, purtroppo" racconta. Nei documenti di Liliana prende corpo l'intuizione che qualcosa non ha funzionato, che qualcosa non va, "ma non ci sono le parole per confermare quella sensazione, per identificare quel pericolo. Lei aveva descritto Angel Gonzalez Ramos come un uomo dal temperamento aggressivo, ma sosteneva che non fosse una cattiva persona. Si nota anche che c'è qualcosa di cui non parla, che non riesce a dire e io non ho voluto riempire i silenzi, non ho voluto metterle in bocca delle parole che negli anni Novanta non esistevano. La produzione di un nuovo vocabolario non è un lavoro che si fa individualmente ma per le strade, nella rivolta, nella contestazione" sottolinea Cristina che trent'anni dopo la morte della sorella ha dato voce alla sua storia. "Ora conosciamo parole come controllo, come abuso, femminicidio anche a livello legale. Nel 2012 il femminicidio è entrato a far parte del codice penale messicano come un delitto a se stante" afferma Cristina Rivera Garza.
    Nonostante i passi avanti compiuti i femminicidi aumentano.
    Come mai? "I numeri sono terribili un po' dappertutto: in Messico 10 donne perdono la vita ogni giorno per mano dei loro partner, ma anche in altri luoghi come gli Stati Uniti, l'Italia. Tutto questo è molto preoccupante. Da una parte c'è un tasso di impunità altissimo, in Messico il 95% dei femminicidi non viene punito. Dall'altra parte i familiari, gli amici di questi aggressori tendono a non denunciare, a proteggere queste persone. Ma stanno accadendo anche cose positive: ci stiamo dicendo 'non sei sola'. Questo è fondamentale e quando viene detto in più lingue lo è ancora di più" dice Cristina Rivera Garza che con questo libro ha fatto partire in Italia il movimento Unite e moltissimi reading spontanei in giro per il Paese. "È impressionante, sono assolutamente commossa per l'abbraccio e l'accoglienza che c'è stata per mia sorella in Italia e spero che potremmo continuare a fare delle cose insieme. I diritti non vengono mai regalati, bisogna sempre conquistarseli e continuare a lottare per averli".
    Finalista al National Book Award di quest'anno, vincitrice di numerosi premi internazionali, unica ad essersi aggiudicata due volte il Premio Sor Juana Ines se la Cruz, Cristina Rivera Garza che insegna all'Università di Houston dove ha creato il primo dottorato di scrittura creativa in spagnolo negli Stati Uniti, è autrice di numerosi libri tra cui Nessuno mi farà piangere e Segreto, tutti dedicati alla sorella e con sempre una particolare attenzione alla violenza di genere. "Credo di aver cercato di scrivere questo libro tutta la vita e poi con il ritrovamento dei documenti, con l'arrivo della pandemia che mi ha fatto venire la paura di morire senza aver raccontato questa storia finalmente ci sono riuscita" dice. E adesso? "Ci sono delle storie da raccontare di tutte le ragazze sopravvissute". (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it