(ANSA) - ANCONA, 15 APR - Arriva la Salone del Libro di
Torino il Dante 'marchigiano' di Monaldi & Sorti, presentato
dalla Società Dante Alighieri e dalla Regione Marche.
L'appuntamento è domenica 12 maggio dalle 14:00 alle 15:00, allo
stand istituzionale della Regione Marche (Padiglione 3,
Q14-R13).
L'evento sarà completato dal reading di Giuseppe Pambieri, che
in tandem con la figlia Micol Pambieri, leggerà alcuni brani da
'Dante di Shakespeare III. Come è duro calle (Solferino)', il
romanzo fresco di uscita in cui la coppia Rita Monaldi e
Francesco Sorti ha indagato, tra i tanti filoni, i legami tra
il Sommo Poeta e la terra di Giacomo Leopardi.
"Siamo onorati da questo invito -, dicono Monaldi & Sorti - e
dall'attenzione con cui le Marche e le loro istituzioni si
stanno accostando alle nostre ricerche. Fermo, secondo i
documenti, è la chiave di volta della presenza degli Alighieri
nella regione, insieme ai vicini monti Sibillini e all'abbazia
cistercense di Chiaravalle di Fiastra, fondata da San Bernardo".
Secondo i due autori, "che Jacopo Alighieri, figlio di
Dante, avesse legami con l'area fermana, secondo i documenti da
noi riportati all'attenzione, è un fatto acquisito. Ma adesso
stanno emergendo anche i collegamenti delle Marche con il cuore
stesso della biografia e dell'opera di Dante. Con una ricerca in
archivi e biblioteche abbiamo ricostruito l'ambiente degli esuli
fiorentini riparati nelle Marche insieme agli Alighieri, che
erano in stretto contatto con Folco Portinari, padre della Bice
ovvero Beatrice dantesca; con Brunetto Latini, maestro del
poeta; con Leone Poggi e Manetto Donati, rispettivamente cognato
e suocero di Dante; e anche con quella sorta di icona ancestrale
che è il conte Ugolino. Stiamo poi indagando in direzione di
Guido Cavalcanti, il 'primo amico', come lo chiamava Dante,
morto in esilio: una tragedia di cui fu responsabile anche
Dante, che se la porterà dentro 'seminando' tracce di Guido in
tutto il poema, fino agli ultimi versi del Paradiso. Versi in
cui guarda caso ritroviamo tracce marchigiane: la Sibilla, che
ha dato il nome ai monti Sibillini, e San Bernardo, fondatore
dei Cistercensi e della Chiaravalle di Fiastra, ultima guida del
poeta davanti a Dio". Secondo Monaldi & Sorti, le Marche "furono
una sorta di 'incubatrice' del poema. Nella regione Dante poteva
ritrovare attorno a sé una comunità di reduci fiorentini con i
quali aveva già condiviso attività politica, amicizie e
inimicizie, amori e relazioni parentali, che poi ritroviamo
nella Commedia. Stiamo infine indagando la possibilità che
Jacopo, prima del ritorno in Toscana, si sia legato nelle Marche
a circoli ghibellini radicali, coinvolti in attività militari
particolarmente cruente, in cui si intravede nuovamente l'ombra
del padre". (ANSA).
Salone del Libro: il Dante 'marchigiano' arriva a Torino
Società Alighieri e Regione Marche per Dante di Shakespeare III