Cultura

Libri, Nitti politologo getta luce sullo statista

Crosti propone una ricostruzione complessiva del suo pensiero

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 29 GIU - MASSIMO CROSTI, NITTI INTERPRETE DEL NOVECENTO (EDITORIALE SCIENTIFICA, PP XXII-218, EURO 16) Di Francesco Saverio Nitti anche il più vasto pubblico conosce l'attività di statista, come ministro dei governi Giolitti e come presidente del Consiglio in uno dei momenti più complessi della storia dell'Italia unita, tra il giugno 1919 e il giugno 2020. Di lui sono note la preveggenza sui grandi avvenimenti internazionali, come le nefaste conseguenze della pace di Versailles, o la necessità di una integrazione degli Stati europei per superare la crisi del Vecchio Continente. Un pubblico più ristretto conosce l'attività pubblicistica meridionalistica e soprattutto la sua produzione scientifica, che lo rese conosciuto in tutta Europa con il suo testo di Scienza delle Finanze, grazie al quale godeva all'estero l'autorevolezza come statista sconosciuta ad altri uomini politici italiani. Un libro del professor Massimo Crosti - presentato nei giorni scorsi all'Istituto dell'Enciclopedia italiana da Giuliano Amato, Francesco Barbagallo, Simona Colarizzi e Stefano Rolando - integra questi dati storiografici ponendo attenzione all'elaborazione teorica di Nitti in campo politico, e in particolare sulla democrazia.
    Due i testi teorici su cui Crosti pone attenzione: "La legislazione sociale in Italia e le sue difficoltà", appartenente al primo periodo, quando Nitti era attivamente impegnato in politica; e "La Democrazia", degli anni Trenta, durante il suo esilio. Se alla prima elaborazione corrisponde il disegno di legge per allargare il suffragio universale alle donne (il ddl passò alla Camera ma, dopo la caduta del governo Nitti non fu approvato al Senato), nella riflessione del secondo periodo emerge la consapevolezza che "i sistemi democratici si sono affermati e sono destinati ad estendersi sempre più largamente, in quanto rispondono a una necessità di esistenza delle società contemporanee" a partire da quella di intervenire sulle disuguaglianze negative, vale a dire le disuguaglianze delle opportunità.
    In questo senso il rilievo fondamentale che Nitti attribuisce per una democrazia al fatto che le donne godano pieni diritti politici e sociali si riallaccia all'elaborazione del primo periodo e si lega a due elementi che consentono la tenuta di un sistema democratico: che tutti i cittadini non solo siano uguali davanti alla legge, ma che si percepiscano tali; e che vi sia "un gran numero di uomini di condizione media", mentre laddove vi sia una fascia stretta di ricchi e un numero esteso di poveri, la democrazia entra in crisi. (ANSA).
   

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