Cultura

Storia di Danilo Dolci, il Ghandi siciliano 'nascosto'

Nel libro di Piscopo la denuncia sul sociologo quasi ignorato

Redazione Ansa

(di Franco Nicastro) (ANSA) - PALERMO, 22 AGO - GIUSEPPE MAURIZIO PISCOPO: CI HANNO NASCOSTO DANILO DOLCI (128 PAGINE, 15 EURO, NAVARRA EDITORE) Era conosciuto come il Ghandi siciliano. Con la forza evocativa dei digiuni e il metodo della non violenza Danilo Dolci, scomparso nel 1997, affrontò temi cruciali per la Sicilia: dalla lotta alla mafia alle battaglie per la l'acqua tornate attuali e per la costruzione di una diga nell'Alto Belice. Da sociologo condusse varie inchieste sulla povertà e il sottosviluppo. Conobbe il carcere ingiusto con la promozione di scioperi alla rovescia per affermare il diritto di lavorare per colmare i mancati interventi dello Stato.
    Il suo racconto sulla Sicilia del dopoguerra è passato anche attraverso la modulazione cadenzata e gracchiante della "Radio dei poveri cristi", un'emittente improvvisata che nel borgo di Trappeto nel 1970, sfidando le norme ostative sulle trasmissioni radiofoniche, riuscì a diffondere per 27 ore, prima che fosse chiusa dalla polizia, le sue denunce sul potere mafioso e sulla mancata ricostruzione del Belice. E c'era, nelle sue pratiche di impegno civile, anche un messaggio educativo destinato ai figli delle famiglie svantaggiate.
    Nel centenario della nascita, un libro edito da Navarra ricostruisce ora l'esperienza umana e intellettuale di Dolci in una chiave particolare. L'autore è Giuseppe Maurizio Piscopo, già insegnante elementare, giornalista pubblicista e musicista.
    Il titolo, "Ci hanno nascosto Danilo Dolci", racchiude la tesi che Piscopo presenta come una denuncia. "Nei libri della scuola elementare e in quelli della media - dice - non c'è traccia di questo scrittore che è stato più di un sociologo. Nel centenario dalla sua nascita deve ritornare tra i bambini, tra gli studenti. I siciliani devono conoscere quello che ha fatto quest'uomo per la povera gente dell'isola in anni molto difficili". Oltre all'introduzione di Amico Dolci, figlio del sociologo, il libro riporta le testimonianze di chi conobbe e lavorò con il Ghandi siciliano, un disegno di Tiziana Viola-Massa e le foto di Melo Minnella, Giuseppe Leone e quelle dell'archivio del centro studi fondato da Dolci. Il contenuto è arricchito da un brano, "Spine sante", eseguito con due fisarmoniche dallo stesso Piscopo e da Pierpaolo Petta. La storia del rapporto di Dolci con la Sicilia ha una data di inizio: il 14 ottobre 1952, quando il sociologo triestino, appena venuto in Sicilia, assistette alla morte per denutrizione di un bambino, uno dei tanti figli di pescatori e contadini stretti dalla miseria e dalla rassegnazione. Accanto al corpo del piccolo, Dolci diede inizio al primo dei tanti digiuni che daranno grande popolarità alle sue battaglie per il lavoro, per il pane, per l'acqua e per la democrazia. (ANSA).
   

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