Cultura

I gatti come terapia nel romanzo d'esordio di Ishida Syou

Cinque protagonisti ritrovano sé stessi grazie agli amici pelosi

Redazione Ansa

(di Chiara Venuto) (ANSA) - ROMA, 26 AGO - UN GATTO PER I GIORNI DIFFICILI - ISHIDA SYOU (RIZZOLI, PP. 256, EURO 17) "Le prescrivo un gatto": è così che, qualsiasi sia il problema, il misterioso medico della 'clinica per l'anima' di Nakagyo, nel centro di Kyoto, risponde ai propri pazienti. Frustrazione al lavoro? Un felino per una settimana. Una nuova collega rischia di rubarci il posto dei sogni? Facciamo dieci giorni. È con questa premessa che comincia il romanzo d'esordio della scrittrice giapponese Ishida Syou, Un gatto per i giorni difficili, tradotto in italiano da Raffaele Papa, in corso di pubblicazione in 25 Paesi.
    Cinque capitoli per altrettante vicende. In ciascuna delle storie, un impacciato e disperato protagonista cerca di trovare la soluzione ai propri drammi interiori. Per questo si rivolge ai propri amici, colleghi, parenti e, sempre per sentito dire, scopre che c'è un posto dove si può ricevere aiuto. Nessuno sa dove sia di preciso, è fuori da ogni mappa, ma le indicazioni sono un girotondo che alla fine conduce al luogo giusto. Qui, in una stradina stretta, un medico e un'infermiera hanno sempre un gatto da dare 'in prestito' al nuovo paziente.
    Se dunque gli strambi personaggi si aspettano di essere visitati da uno psicoterapeuta, finiscono per uscire con un trasportino. Ciascun esemplare peloso ha un proprio libretto di istruzioni, ma l'inaspettato è dietro l'angolo e la soluzione - che, in pieno stile letteratura 'feel good', arriva sempre - non è mai quella che ci si attende all'inizio.
    In un mondo in cui siamo sempre sommersi da adorabili video di gattini, dunque, il romanzo non può che riscuotere successo.
    Anche perché non sono poche le persone che sostengono di essere state 'salvate' dal proprio animale. Ma, ancora più, perché Ishida Syou tra le sue pagine manda anche un messaggio che ci riguarda molto: gli animali vanno salvati a loro volta, che sia non abbandonandoli oppure scegliendo di adottarli dai rifugi.
    (ANSA).
   

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