Cultura

Magnani, il mondo si 'scolla',appaiono nuovi scenari geopolitici

La globalizzazione dopo aver diffuso benessere mostra i limiti

Redazione Ansa

(di Francesco De Filippo) (ANSA) - TRIESTE, 04 SET - MARCO MAGNANI, IL GRANDE SCOLLAMENTO (Bup editore, 246 pag., 22 euro) I legami internazionali si allentano, il "benessere straordinario" della globalizzazione con milioni di persone sradicate dalla povertà è entrato in crisi, nel commercio è in corso una ridefinizione delle catene globali del valore con forti spinte al protezionismo, aumenta la frammentazione nella ricerca per ottenere l'egemonia tecnologica, si svuotano di potere le grandi organizzazioni internazionali. E come se non bastasse, ci sono due terribili conflitti in corso che consolidano due schieramenti globali. È il pianeta con la sua economia delineato dall'economista e docente Marco Magnani che vede un fattore determinante nel rapporto tra Stati Uniti e Cina, una rivalità economica che potrebbe portare a un conflitto.
    Magnani nel suo libro Il Grande Scollamento ipotizza più scenari: un conflitto bellico fra Usa e Cina con conseguenze inimmaginabili; un progressivo decoupling (disaccoppiamento) con il mondo nuovamente diviso in due schieramenti da guerra fredda e, più realisticamente, un mondo caratterizzato da una maggiore e più o meno caotica frammentazione, con una possibile deglobalizzazione nel lungo termine. La frammentazione infatti sfocerebbe in una forte regionalizzazione, nella crescente prevalenza della politica sull'economia e nell'elevata volatilità delle relazioni internazionali.
    "Gli Usa stanno abbandonando il loro ruolo di leader, per problemi interni, lasciando un vuoto geopolitico che non nessuno riempie", tantomeno la Cina che non riesce a piacere, sebbene abbia impiegato ingenti risorse nel soft power: per esempio nella rete di Istituto Confucio che dal 2004 ha aperto oltre 550 centri in 140 Paesi, nell'industria cinematografica di Hollywood per produrre film più attenti a immagine e interessi cinesi, e nella diffusione di canali della televisione di stato (Cctv) in molti Paesi del mondo e in lingua inglese o locale.
    Occorrerebbe una nuova governance globale, ma è una possibilità poco credibile. Anche perché le relazioni tra i Paesi vanno nella direzione opposta con il sorgere di sempre più "battitori liberi", "in genere democrazie populiste o autocrazie, che hanno aspirazioni di essere potenze regionali o addirittura globali". È il caso dell'India, quinta potenza economica per pil, che potrebbe diventare un grande protagonista sulla scena mondiale, ma anche la Russia con tutti i suoi limiti, la Turchia, il Brasile, le monarchie del Golfo.
    L'auspicio è che "le liberaldemocrazie, che comprendono oltre all'Occidente, Corea, Giappone, India, possano tornare a essere attrattive dal punto di vista economico, politico e anche valoriale".
    La ricerca è uno dei settori più esposti: l'Europa rischia di essere il vaso di coccio tra i due vasi di ferro che sono Stati Uniti, massicciamente impegnati e la Cina che, nonostante qualche scricchiolio economico, sta investendo quanto più possibile in IA, raccolta dati, controllo delle filiere strategiche, quantistica. In assenza di uno scontro diretto, non auspicabile, "il rischio - indica Magnani - è che anche la rete globale internet sia sostituita nel tempo da reti nazionali".
    Il futuro più auspicabile? Esclusa dunque una nuova governance, "c'è il rischio che una ulteriore frammentazione porti a balcanizzazione politica". Quindi, il minore dei mali possibili è "un mondo sempre più diviso in blocchi, con costi alti ma con un conseguente scollamento contenuto". In attesa di tempi migliori. (ANSA).
   

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