(ANSA) - ROMA, 08 SET - WANDA MARRA, 'COSE CHE MI HANNO
SALVATO LA VITA' (PEOPLE, PP. 143, 15,00 EURO)
Il quadro che viene in mente leggendo il libro di Wanda Marra
"Cose che mi hanno salvato la vita", People editore, è il
celebre ritratto di Félix Fénéon di Paul Signac.
Nel quadro, di fine '800, si vede un signore distinto, con
tanto di bastone, cilindro e guanti in una mano, che porge, con
l'altra, un fiore, sullo sfondo coloratissimo, geometrico, pieno
di luci ed ombre che esplode in una serie di spicchi, ognuno
differente dall'altro. Tutti uniti da un punto di fuga
invisibile, ma fondamentale. Un modo, per Signac, di descrivere
il suo amico, famoso critico d'arte, dalla personalità
eccentrica, poliedrica, anarcoide, raffinatissima, come se fosse
il narratore o il contenitore di mille mondi. E in questo volume
è un po' quello che fa Wanda Marra, giornalista politica de 'Il
Fatto Quotidiano' e studiosa di Giacomo Leopardi. Attraverso una
sorta di 'puntinismo letterario', fa affiorare brandelli di
vita.
A cominciare da esperienze importanti come quella vissuta nel
carcere di Casal del Marmo, dove ha tenuto un ciclo di
incontri-lezioni con detenuti e detenute minorenni nell'ambito
di un progetto di 'giustizia riparativa'. Da 'Cose che mi hanno
salvato la vita' emergono così pensieri, sensazioni ed emozioni,
descritti nell'imminenza del loro accadimento, come se fossero
minuscole pennellate che, alla fine, guardandole da lontano,
dopo aver chiuso il libro, compongono un insieme. Anzi, tanti
insiemi, tutti rivelatori. Il fil rouge che lega lo scritto di
Marra è quello della sua passione per la lettura. E ognuno dei
libri che ha letto o forse è meglio dire che ha divorato, visto
che racconta di aver avuto da ragazza una media di anche due
tomi al giorno, è come se rimbalzasse, avesse un riflesso
concreto sulla sua vita. Su ogni singolo episodio che l'ha
caratterizzata.
Una vita che si snoda tra Napoli e Roma, con viaggi in varie
parti del mondo. Ucraina compresa. Una vita 'punteggiata' da
amori persi, inseguiti, incompresi sui quali il narcisismo di
entrambe le parti prende alla fine il sopravvento. Per lo più
soffocandoli. Wanda Marra racconta anche il periodo del Covid e
della passione-ossessione per il suo lavoro. E di come le cose,
spesso tutte le cose, dalle sciarpette con cui ci si protegge
dal freddo e dagli sguardi degli altri, al vecchio Rolex,
all'automobile che alla fine diventa parte di noi, siano tutte
ugualmente importanti. Quasi come i ricordi. Di cui non ci si
libera mai. (ANSA).
Wanda Marra, le 'cose che mi hanno salvato la vita'
Dal progetto con detenuti/e minorenni all'ossessione del lavoro