(ANSA) - PALERMO, 15 SET - GIAN MAURO COSTA, "LE BUGIE DEGLI
ARCANGELI" (MONDADORI, PP. 313, 17.
Nella città in cui la fantasia criminale non ha limiti e dove
la mafia incombe sulla vita di ogni giorno, la testa di Angela
Mazzola fa gli straordinari. Basta un volantino trovato nella
falegnameria per innescare le sue riflessioni. E quando i suoi
colleghi pensano di aver individuato il colpevole, lei guarda
l'orizzonte dalla sua terrazza dell'Acquasanta e rimescola iodio
e dubbi, spinta anche dall'energia che riceve da una rinnovata
relazione sentimentale con un fascinoso esperto della
Scientifica, perfetto complice delle sue instancabili attività
amorose e investigative.
Angela è un prodigio di tenacia. Così si inoltra caparbia su
una vaga pista che ruota attorno alle figure dei sette
arcangeli, da secoli entrati in conflitto con la dottrina
religiosa, che ne ha espunti più della metà. Le icone degli
arcangeli, distribuite tra alcune chiese monumentali della
città, la guidano lungo il suo percorso investigativo. Religione
e cabala la conducono nel mondo delle lotterie sul quale la
mafia punta per ripulire i propri capitali, sottraendo il denaro
ai vincitori, con la promessa di moltiplicarlo.
La poliziotta si cala nelle credenze popolari, nell'ingenuità
dei poveri diavoli, incapaci, per atavica povertà, a gestire una
piccola o una grande fortuna arrivata dal gioco. Una galleria di
balordi affolla l'indagine, il male prende le sembianze di un
subdolo cerbero e di un insospettabile impiegato, di un serial
killer e di una coppia che, incapace di maneggiare un'improvvisa
ricchezza, lascia tracce ben riconoscibili a una poliziotta che
è nata e cresciuta in un quartiere di periferia e ha frequentato
la dura scuola della vita concessa agli esclusi. (ANSA).
Poliziotta indaga tra arcangeli e criminali nel romanzo di Costa
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