Cultura

Stefano Davide Bettera e la sua critica dell'ideologia 'woke'

In 'Secondo natura', pubblicato da Solferino

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 08 OTT - STEFANO DAVIDE BETTERA, SECONDO NATURA. CRITICA DELL'IDEOLOGIA LIBERAL PROGRESSISTA (SOLFERINO, PP. 224, EURO 17,50) "A gran parte del pensiero progressista, il popolo, quello reale, ha sempre fatto orrore": a sostenerlo è Stefano Davide Bettera, presidente dell'Unione Buddhista Europea, filosofo e giornalista, nonché autore di 'Secondo natura', nuovo libro per Solferino che definisce una "critica dell'ideologia liberal progressista".
    Un volume in cui l'autore mette nero su bianco una teoria secondo cui il 'wokismo' odierno non è altro che una nuova ideologia totalitaria, intransigente, che si presenta come un culto religioso, con tanto di "neo-linguaggio da iniziati" e "pensiero magico". E il cui obiettivo sarebbe "plasmare la società per trasformarla nella civiltà del post-umano, un mondo post-moderno dove ogni riferimento al reale, compreso il corpo, si trasforma in opinione".
    La soluzione, per l'autore, è quella di "tornare alla natura delle cose", allontanandosi da approcci ideologici a temi di grande attualità come la crisi dell'Occidente e delle religioni, il cambiamento climatico, le trasformazioni sociali, il fine vita e l'identità di genere.
    "Oggi - scrive Bettera - rivendicare la libertà non ha a che fare con l'estensione dei diritti e, in particolare, di diritti umani imposti anche alla natura e all'animale fino a trasfigurarne l'essenza in una maschera che scimmiotta l'umanità e ne diventa feticcio, appendice. Rivendicare la libertà significa rivendicare il sacro, non sottometterlo all'impero del relativo, della superficialità fluida, dei costumi che durano il tempo di un mattino. Libertà diventa allora sinonimo di verticalità, di resistenza eroica al levigato orizzontale e globale. Non si tratta più di ridefinire una libertà-di o una libertà-da, ma una libertà in sé, una libertà ontologica che diviene di conseguenza dimensione trascendente della libertà stessa perché si realizza nella relazione con l'essere, con l'altro". (ANSA).
   

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