(dell'inviata Mauretta Capuano)
(ANSA) - FRANCOFORTE SUL MENO, 19 OTT - L'impegno civile che
"non è un dovere degli scrittori", il mercato editoriale che è
"libero e virtuoso" rispetto ad altri ambiti e la civiltà
letteraria ed editoriale "di gran lunga più sviluppata rispetto
alle istituzioni che dovrebbero sostenerla". Ne ha parlato
Nicola Lagioia, protagonista di un affollatissimo incontro al
Pen Berlin, dedicato a Italia, Europa, alla Buchmesse di
Francoforte con l'Italia Ospite d'Onore.
"Non è compito degli scrittori intervenire nella vita
pubblica. Io lo faccio spesso perché ho questa propensione ma
non rientra nel mio dovere di scrittore. Il compito di uno
scrittore è scrivere buoni libri. Kafka non era uno scrittore
civile, Proust non lo era. I racconti di Kafka e la Recherche
hanno una tale forza che poi la sviluppano lo stesso. L'occhio
interno di Kafka è più importante del suo intervento civile", ha
detto lo scrittore Premio Strega, ex direttore del Salone del
Libro di Torino che è intervenuto anche ad altri incontri anche
di Italia Ospite d'Onore, alla vigilia della chiusura, domani,
della Fiera del Libro di Francoforte.
"Non è che gli scrittori si devono trasformare in
qualcos'altro. Neanche il fatto di invogliare i giovani a
leggere li riguarda. Se spostiamo sugli scrittori anche il fatto
di fare promozione della lettura gli stiamo dando un ruolo che
non è loro. A volte si fa politica soltanto scrivendo libri non
politici e a volte si fa promozione della lettura scrivendo
libri difficili. Altrimenti gli scrittori vengono trasformati in
associazioni per la divulgazione", ha sottolineato.
Lagioia ha anche spiegato che noi "abbiamo una civiltà non
soltanto letteraria, ma anche editoriale, di gran lunga più
sviluppata rispetto alle istituzioni che dovrebbero provare a
sostenerla. Di solito si cercano di fare due cose in Italia: o
c'è la pretesa di orientare la cultura, come il governo attuale,
che è un'impresa fallimentare all'origine. Oppure quando
cercano di sostenerla non conoscono come funziona il settore".
Qualcosa "di buono qui, però, è successo - ha detto -. C'è
stata una lettera molto dura da Aie e dalle altre associazioni
di categoria in cui è stato denunciato che in due anni di
governo sono stati sottratti al settore 100 milioni di euro. E'
stata une lettera di accusa importante e sono contento si sia
arrivati a questa fiera con un messaggio chiaro rispetto alle
associazioni di categoria. Altrimenti chi viene lasciato da solo
a combattere sono gli scrittori, gli intellettuali che sono più
fragili rispetto alle associazioni di categoria".
Che cosa dobbiamo aspettarci da autori e autrici? Devono
essere più attivi nel dialogo politico? "Se un autore si deve
ridurre a spiegare a un ministro o a un sottosegretario come
funziona un bando per la traduzione, è finita. Ci siamo trovati
che non solo non sapevano cosa facevamo noi, ma nemmeno cosa
facevano loro", ha incalzato Lagioia.
L'editoria è libera e virtuosa rispetto ad altri ambiti in
Italia "perché si mantiene sul mercato a differenza del cinema
che se gli togli i finanziamenti è finito. Anche il teatro, la
lirica e l'arte. Sono d'accordo che non ci debba essere una
politica di tipo assistenziale, ma questo non vuol dire che lo
Stato non possa intervenire per fare funzionare meglio ciò che
funziona bene", ha argomentato. E gli strumenti sono tanti:
sgravi fiscali per le librerie, il congelato acquisto di libri
per le biblioteche indipendenti, i buoni per l'acquisto di libri
per i 18enni che poi potevano sceglierli liberamente. "Sono
norme che sostengono un mercato che già funziona. Ma tu politico
devi sapere che esistono e devi saperli applicare. Se questa
cosa non la fai crei al settore un danno enorme come è successo
all'Italia negli ultimi due anni". Il timore di Lagioia? "Che
iniziamo a spiegare a politici ignoranti come funzionano questi
strumenti e finiamo per spiegargli come funzionano i libri che
si leggono sfogliano da destra verso sinistra".
"Conosco bene le case editrici e anche i ministeri. In
Italia, in Spagna, in Germania ci sono molte case editrici che
sono luoghi d'eccellenza, dove c'è una competenza sia tecnica
che culturale e economica davvero virtuosa. Se certi ministeri
funzionassero come certe case editrici avremmo risolto Il
problema", ha sottolineato. Poi con tono scherzoso ha aggiunto:
"la mia modesta proposta è questa: abbiamo un nuovo ministro
della Cultura, venga a fare uno stage in casa editrice. Per
molte cose ne avrà un vantaggio". All'inaugurazione dello stand
collettivo ha detto che il correttore di bozze è il traduttore?
"È un buon inizio. Allora mi correggo, mi correggo". (ANSA).
Lagioia, :L'impegno civile non è un dovere degli scrittori"
Alla Buchmesse, "Giuli venga fare uno stage in casa editrice"