(di Elisabetta Stefanelli)
(ANSA) - ROMA, 10 NOV - MICHELA GIACHETTA, ''I MOSTRI NON
ESISTONO. All'origine della violenza di genere''.
Il viaggio di Michela Giachetta parte da Modena, dal Centro
Liberiamoci dalla violenza, il primo pubblico aperto in Italia.
''Ogni volta che varchiamo questa porta - le dice Monica Dotti,
sociologa e coordinatrice - ci ricordiamo qual è l'obiettivo
principale, iniziale e finale, del lavoro con gli uomini
maltrattati. Nel consultorio si lavora soprattutto per il
benessere delle donne e dei bambini. E noi, lavorando con gli
uomini autori di violenza, vogliamo proteggere soprattutto le
donne e i bambini''. Sono centri in cui gli uomini malati, o
tossicodipendenti non entrano, qui si prendono in considerazione
solo i ''normali'' violenti perchè ''chi picchia la compagna,
chi l'aggredisce, chi le punta un coltello alla gola per
minacciarla non è un uomo necessariamente malato''. Sono quelli
che l'autrice incontra a Firenze, e le stendono la mano
cordialmente, sono quelli che a volte minimizzano a volte si
sentono uno schifo e cercano quella che non vogliono chiamare
cambiamento ma ''evoluzione''. Lo fanno seguendo un percorso che
è in piccoli gruppi, prima incontri di valutazione, poi incontri
cui le loro storie vengono analizzate e gli viene spiegato come
fare ad interrompere i maltrattamenti, quali tecniche usare. Un
percorso complesso che sconta pregiudizi di vario tipo. Ci sono
anche criticità, rileva Giachetta, che ha iniziato la sua
ricerca sulla spinta emotiva dell'omicidio di Giulia Tramontano.
''In molti casi mancano dati generali sul monitoraggio, cosa
succede quando il percorso è finito, qualche anno dopo, anche,
per valutare, numeri alla mano, se il percorso è servito, se ci
sono state altre violenze''. Perchè ''fermare la violenza vuol
dire fermare gli uomini violenti''. (ANSA).
Michela Giachetta e il viaggio tra gli uomini violenti
Il racconto dei centri che provano a cambiarli