Cultura

Jonathan Coe, 'scrivo di politica per compulsione, non mi piace'

Lo scrittore e l'ultimo libro 'La prova della mia innocenza'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 15 NOV - "Non mi piace scrivere di politica, eppure mi ritrovo a farlo per una sorta di strana compulsione".
    Jonathan Coe, scrittore britannico molto amato in Italia, si presenta alla libreria Feltrinelli di largo di Torre Argentina, a Roma, con una camicia blu notte e il consueto sorriso a metà.
    Chiacchiera sul palco con l'americanista ed editor Luca Briasco, risponde alle domande dal pubblico, poi concede sette minuti esatti all'ANSA. L'appuntamento: la presentazione del suo ultimo libro, 'La prova della mia innocenza' (Feltrinelli). Un mix di generi, dal cosy crime alla dark academia passando per l'autofiction, in cui però si inserisce - come spesso accade nei suoi romanzi - anche la politica. Nonostante non gli piaccia poi così tanto parlarne, a quanto pare.
    "Scrivere questo libro è stato molto divertente - ammette - ma non perché è politico, quanto piuttosto per via del pastiche di stili diversi". Si tratta di un racconto che, tra una protagonista che cerca di trovare il proprio posto nel mondo e un omicidio misterioso, fotografa le sette settimane al governo di Liz Truss e la trasformazione dell'ala conservatrice britannica dagli anni '80 ad oggi, il tutto giocando con i concetti di verità e finzione. "Nessun nostro primo ministro è mai durato meno di due mesi - racconta Coe -. La versione del conservatorismo che rappresentava era molto estrema, dunque mi è sembrato avessimo raggiunto uno spartiacque". E "l'altra cosa strana è che la regina è morta nello stesso periodo (due giorni dopo l'elezione di Truss, ndr) - prosegue -. È come se quella settimana la Gran Bretagna si fosse distaccata dalla realtà".
    'La prova della mia innocenza', che d'altronde per Coe è stato un po' un esercizio di stile, proprio perché unisce alcuni dei generi più in voga della narrativa odierna, non manca di includere alcuni elementi pop. Tra questi, la passione dei personaggi per la storica sit-com Friends, tornata in voga negli ultimi anni tra le giovani generazioni. "L'ho notato nelle mie figlie - spiega -: è come se ci fosse una nostalgia per un tempo mai vissuto, esiste un termine per definirla, anemoia. Ma la nostalgia, come l'alcol, crea dipendenza, e dovremmo assumerne con moderazione". (ANSA).
   

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