(di Elisabetta Stefanelli)
(ANSA) - ROMA, 19 NOV - RICCARDO MUTI, 'RECONDITA ARMONIA.
Educare alla musica per educare alla vita'.
(Rizzoli, pag. 219, euro 18.50).
"Per affrontare degnamente la sua Nona bisognerebbe prepararsi
chiudendosi in un convento o in un monastero, oppure isolarsi
come uno stilita su una colonna a meditare. Solo allora si
potrebbe andare sul podio consapevoli di essere una nullità
dinanzi al messaggio di quel capolavoro che con grande audacia
ci si appresta a dirigere". Riccardo Muti in queste poche
parole, che aprono il capitolo ''Sinfonia e dintorni'' del
volume scritto con Armando Torno, Recondita armonia, riassume
alcuni dei punti fondamentali non solo di questo libro ma della
sua intera, quanto importante, esperienza artistica. Il primo
punto è quello dell'importanza dell'insegnamento della musica
nelle scuole, questione che ha tante volte affrontato in un
dialogo continuo con la politica che - almeno lui - cerca di
tenere sempre aperto, e che forse potrebbe portare dei frutti se
trovasse finalmente posto in Parlamento, come meriterebbe, tra i
senatori a vita. In ogni caso la richiesta del maestro è quella
di far abbandonare l'insegnamento dell'inutile quanto molesto
piffero perchè ''è la musica che ci può aiutare a costruire una
società migliore'', perchè ''ci educa, aiuta ad educarci, e sono
tanti anni oramai che combatto per l'insegnamento della musica,
del cantare insieme''. Sempre sorella minore rispetto alla
storia dell'arte nelle scuole. Cosa che per altro, sottolinea
Muti, sarebbe un modo anche per dare lavoro ai tanti giovani che
escono dai conservatori. Moltiplicare le orchestre, restaurare i
piccoli teatri e affidarli ai giovani, spiega Muti che ha
all'attivo tante iniziative dedicate ai giovani dall'Orchestra
Cherubini all'Academy.
''L'ignoranza della musica è ignoranza delle proprie radici -
sostiene ancora Muti - e senza radici qualunque pianta muore.
Siamo un Paese straordinario e potremmo essere molto più
rispettati di quanto siamo''. Il rispetto infatti è l'altro dei
nodi fondamentali del lavoro del maestro, rispetto nei confronti
dei compositori e del loro lavoro. ''credo che sia fondamentale
per un musicista l'umiltà nei confronti della musica stessa, non
solo della partitura dell'autore, del compositore, del
librettista, ma un atteggiamento sempre di scoperta e di
ricerca''. Per trasmettere tutto questo all'orchestra poi non
basta muovere le braccia ma conta il rapporto con i musicisti:
''Spesso quando dirigo oggi, in realtà non lo faccio nel senso
tradizionale del termine. Rimango immobile, ma comunico con
l'orchestra attraverso lo sguardo e gli altri segnali
impercettibili al pubblico''. Insomma il maestro auspica un
rapporto più intenso, un teatro che sia momento comune nel vero
senso del termine: ''Vorrei che certe liturgie scomparissero:
gli applausi, gli abiti scuri, l'ingresso solenne dei musicisti,
i pinguini dietro al capo pinguino...Sogno concerti senza
barriere tra artisti e spettatori, dove tutti partecipino
attivamente''. Lui con il suo indomito peregrinare non si
risparmia certo, cercando di dare un segno concreto come fa con
gli annuali concerti de Le vie dell'amicizia per il Ravenna
festival. E come fa in queste pagine che si concludono con una
serie di sue lezioni su alcuni capisaldi della sua carriera, dal
Don Pasquale di Donizetti al Simon Boccanegra di Verdi. (ANSA).
Riccardo Muti e la musica per educare alla vita
in un volume tra riflessioni e lezioni