(di Elisabetta Stefanelli)
(ANSA) - ROMA, 22 NOV - RAFFAELE CURI, ''OCCHI BLU AVRÀ LA
NOTTE'' (Il Cigno edizioni, pag. 87).
''Zeus è in disparte/ ho deciso/ di lasciare/ il dilemma/ a
metà''. Non lascia a metà invece la sua trasformazione in poeta
Raffaele Curi, che ora ha raccolto i suoi versi in ''Occhi blu
avrà la notte'', pubblicato da Il Cigno edizioni con, in più,
una splendida introduzione di Tahar Ben Jelloun e una bellissima
copertina che riproduce un'opera di Pizzi Cannella . ''Ho
difficoltà a definirmi poeta'', spiega Curi ". "Che io sia un
poeta ho qualche dubbio, ma che ami immensamente i grandi poeti
- commenta ancora Curi - è una sicurezza che accompagna la mia
vita, da Tagore, che ha guidato la mia adolescenza, a Tahar Ben
Jelloun, la cui prefazione al Occhi blu avrà la notte ha
regalato pura felicità alla mia anima". Questa difficoltà non ce
l'ha affatto il narratore marocchino. Anzi. ''Ogni poeta porta
in sè, anche se non lo sa, una ferita antica. Quella di Curi -
scrive Ben Jelloun - si legge nel blu della notte, negli occhi
commossi della notte. Quando suona un violino, lui sente un
singhiozzo. Quando emerge il ricordo, ha il gelo della neve.
Allora pensa ai nomadi che camminano cantando, accompagnati dal
vento che indica loro la via. Ho amato questa poesia, come tante
note di una musica che viene da lontano''. Raffaele Curi,
direttore artistico della Fondazione Alda Fendi - Esperimenti,
regista, drammaturgo e attore affronta ora la poesia in un
volume, pubblicato da Il Cigno GG Edizioni di Lorenzo Zichichi
che spiega come tutto nasca ''da parole incise nell'acciaio''. È
stato presentato ai Musei di San Salvatore in Lauro a Roma,
insieme ad Alda Fendi, presidente della Fondazione Alda
Fendi-Esperimenti, sempre impegnata nella promozione e nel
sostegno di progetti dedicati all'arte e alla cultura. ''Curi è
un visionario che riesce a fare tante cose insieme'', ha
sottolineato Alda fendi. Tutto in realtà nasce da una sua
iniziativa, quando affidò la ristrutturazione del Rhinocerhos,
il palazzo del Seicento vicino all'Arco di Giano, all'architetto
Jean Nouvel, che aveva già firmato una serie di capolavori. Fu
Nouvel a chiedere a Curi di scrivere dei versi da incidere sulle
porta d'acciaio. Le notti insonni hanno fatto il resto, portando
sulla pagina un'antica passione. ''Di quella notte/ a metà/ -
quando prendemmo/ accordi/ per eventuali/ allunaggi -/ è rimasto
soltanto/ il singhiozzo/ di un violino'', scrive Curi.
''Io sono convinto che la poesia salverà il mondo - ha concluso
Ben Jelloun - , la poesia che si trova nelle parole e nella
musica, nelle immagini, ci salverà. Non possiamo concepire un
mondo senza questa poesia che ci avvolge in tanti modi,
dall'arte alla natura''. (ANSA).
Raffaele Curi, la poesia salva il mondo
Tahar Ben Jelloun, poesia come tante note di una musica